martedì 23 luglio 2013

Il punto è

Il punto è che sono irredimibile. Sarà colpa mia se ogni benedetta mattina mi risveglio con il mio volgarmente detto cazzo che mi scoppia di salute, tenuto a guinzaglio da una mano che a volte non resiste e scappella?!

Oh bella, proprio bella sta cosa si penserà nei piani nobili. Ma c'è di peggio, inizio a sospettare che a sciogliermi dal sonno non sia la limpida luce mattutina, quanto le esose richieste d'affetto dell'inesausta spadaccia. Sarà stata sveglia tutta notte così oppure lo fa apposta?

Domande della minchia.

Accanto nel letto avrebbe di che saziarsi con la di Lei figona boscosa, ma non è tempo, la giornata è appena iniziata.  E Lei, ma quanto siam diversiii, è più incline al dovere, specie  quando ha da alzarsi presto. Il suo primo pensiero sono tutte le cose da fare, da sbrigare. Io invece mi ritrovo in mano un cazzo impertinente e giocherellone.

Benedetta ignoranza della nerchia.

Così mi dedico a rifarle il filo, insomma una bella lucidatina ci sta tutta, dando la mattina come perduta.


***

Il mare è un sogno opaco dalla grande finestra aperta sul mondo, una tediosa foschia lo confonde. Di qua dal mondo solenne ci sono io. La mia ossessione per ora sta buona buona negli slip. Acquattata come un gatto, mi fa l'indolente. 

Vanitosa spada col vizio della memoria.

***

Ahi Sammy, e Yvette, Trilly, Lys, Y e ancora ancora... Torbidi richiami del passato, di una dolcezza sempre presente. Domina il segno Y, che vorrà di'?

Di là dalla finestra aperta sul mondo c'è ogni tentazione, ma è buona regola resistere. Alle tettine acerbe della cassiera per dirne una: ovvero due puntini rosa tra l'azzurro mare e la sabbia baluginante e bianca, contraccambiata da un tuffo a pesce di un cristo nudo dal cazzo color liquirizia, mi sorride ora con un pizzico di malizia extra. Malizia dote innata se si possiede una bocca minuta di rosso fuoco, così come i capelli: pericolo d'incendio.

***

Lei, e quando dico Lei intendo Lei, c'è sempre, forse pure troppo, ma questa è un'insolenza politicamente scorretta. Rimedio all'idiosincrasia a regalar fiori con razioni regolari di cazzo per la sua figona vorace.

Ecco qua.


Ier sera, por la tarde, con le persiane accostate che rilasciano una luce flebile; eppure mi armo di digitale in una mano, ché l'altra ha il suo da fare a contenere l'inesprimibile ebbrezza dell'esimio mio membro, che incita alla penetrazione immediata. Poche chiacchiere, vuol chiavare la sua troia.



Ma è una lunga storia perché Lei è fresca di doccia e tutta linda attende lunghe carezze e molti, molti baci fragranti.


Ragion per cui la lecco con somma golosità, che avreste fatto al posto mio? Arriva dappertutto la mia lingua, di tutto si vuole impossessare. La sento ormai pronta alla sacra profanazione: due dita scivolano in profondità, accolte da turgide labbra e dentro... da un mare in tempesta.

Mi prende in bocca il cazzo, come altro dire la cosa? Pendo dalle sue labbra ora, e affondo oltre ogni dire, fino in gola. Ho il mio gusto a far ciò.

Lei non di meno raggiunge con un dito pretestuoso il punto esatto in cui è possibile squarciarmi. Presto si inumidisce quel dito quanto basta e mentre io mi imbevo del suo succo, immolato con la lingua sul suo clitoride tiranno, rapida mi infilza il culo, spingendolo a fondo, finché non scompare dentro me.

Mi inarco preso da una scossa elettrica, così Lei ci prende gusto e chiava il mio arcano impietuosa. Cioè impietosa e impetuosa.

Godo e la imito, a modo mio, con un'appassionata pomiciata col suo culo, che scopro morbido e voglioso. Lo schiudo con la lingua e con la lingua lo chiavo, fin dove arriva.

Lei continua a succhiare. In segno di apprezzamento, chissà, mi spinge dentro un secondo dito che mi squarcia. Resisto finché posso, perché la cosa mi fa godere assai.

Ma non devo soggiacere, è un atto di guerra, un'insopportabile provocazione. Per di più il suo bel culetto (ah, gran bel culetto davvero) si mostra sempre più aperto alla mia lingua e alle mie di dita che ormai si intrufolano ovunque, trovando campo aperto.

E' tempo di dare una bella lezione a quel suo buchetto. Alea icta est, est, est. Un bel po' di assaggio alla figona non lo si può negare, questione di galanteria, ma la decisione è presa. Io la inculo. Voglio spadroneggiare.

  
Bel mestiere, inculare. Difficile pure. Anche se ingordi come quello di Lei, ci vuole un po' discrezione. So per certo che una bella leccata, fare qualche giochino con le dita non guasta, ma poi viene il dunque.

E dunque...



Godo a schiaffeggiare il buchetto a cazzo duro. Squaw pelle di luna, prona al mio desiderio, subisce l'assalto, docile si lascia sbattere l'animaccia di quel suo culo sconcio, ammirato e invidiato dalla notte dei tempi.

La monto così, sbattendole il culo con sempre maggior veemenza. Lei, la puttana, frenetica si masturba la vulva, ormai fradicia, senza misteri.


Sprizzerei entusiasmo a sbatterle il culo fino a eiaculare in quel recesso. Ma Lei all'improvviso cede, chiede la grazia. Per la sua figa che cola umori, allo stremo, chiede soccorso al cazzo. Be', vedi un po'...  non la si può certo scontentare.

Viene impalandosi sopra di me, ansimante esplode il suo piacere. Geme, geme, geme. Io continuo a sbatterla da sotto con secchi colpi incessanti.

Turgido all'eccesso ne esco come un coniglio dal cilindro. L'impulso è forte, duro da trattenere. Resta libero ben poco il mio cazzo, neppure un istante e la sua bocca lo accoglie ospitale. Con quel bruto, gentile si offre.

Ma è un tranello, perché in quell'attimo sublime ecco che mi squarcia ancora da dietro con le due dita summenzionate. Risalgono dentro di me fino a squassarmi.

A più non posso erutta il cazzo in quel deliquio estremo. Lei se lo strappa di bocca e ne indirizza gli zampilli copiosi su tutto il corpo, inondando di candido seme di maschio la sua pelle di luna.
 
Rivoli colano dagli angoli della bocca, innevano i capezzoli, colmano l'ombelico.