domenica 24 aprile 2011

Anche a Pasqua - Lys

Anche a Pasqua il mio risveglio è a cazzo duro. Che brutte abitudini che ho. Pensieri malsani, voglie inappagate. Al mio fianco infatti non c'è nessuno, meglio così. Fosse per la mia misantropia, me ne starei per fatti miei. Io, a cazzo duro. E invece no, tocca sbattersi: i parenti, gli auguri e il pranzo di Pasqua. E pure la fidanzata, che di questi tempi preferirei lasciarla cuocere nel suo brodo. Due coglioni. Quasi mi si smoscia.

Così resto qua, senza lasciar filtrare la luce del giorno. Mi masturbo. Con la memoria tradisco. Sono uomo filologico, ma più di tutto scimmia devota a Priapo. Soppeso le palle: sono unite, tese, dure. Ma ovviamente l'attenzione maggiore la dedico a quel tirannosauro che mi ritrovo tra le gambe da quando sono nato. Viziato e vizioso è il mio cazzo. Puttano e prepotente.





Scelgo Lys per allisciarmi l'uccello con voluttà. Lys l'ho conosciuta in maniera insieme reale e virtuale. Vista la distanza il primo sesso con lei è stato attraverso le nostre rispettive web cam. Subito ci siamo dati con gaudente generosità. Un gustoso antipasto di quello che poi verrà a tu per tu. Abbiamo giocato con le nostre voglie.

La sua bocca, ormai la conoscete. E già sapete.



Ha occhi da gatta Lys, che tengo per me. Occhi da streghetta. Solo dalle sue parti in Itaglia li hanno così belli. Mi sono goduto le sue labbra turgide, la sua lunga lingua, prepotente almeno quanto il mio cazzo. Al nostro incontro il suo primo atto è stato quello di cacciarmela in bocca. E vi dirò che sa baciare bene.


Non solo baciare. Ma anche leccare, succhiare, penetrare. Ha voluto assaporare ogni centimetro del mio corpo. Alla sua lingua affidavo con fiducia anche il mio culo, se lo mangiava. Lo mordeva. Lo baciava. Se lo leccava tutto, sapendo di farmi godere come un matto. Lo bagnava con la sua saliva e poi, con la lingua, arditamente mi scopava.



Mi leccava i piedi e le mani. Ogni centimetro del mio corpo. Felice ogni qualvolta poteva, leccandosi le labbra, sbottonarmi i pantaloni. Le piaceva succhiarlo e sapeva farlo molto bene. Io godevo e lei se ne beava, succhiandolo ancora meglio, se possibile. Ma questo l'avevo capito fin dal principio.



Mi ha subito mostrato le sue virtù di abilissima pompinara. E ho capito che sarebbe stato assai piacevole godermi la sua bocca golosa.



Così adoravo lasciarmi sbottonare, mentre mi guardava con occhi stregati di gatta. Quando poi in me prendeva il sopravvento l'uomo delle caverne, si lasciava chiavare con forza la bocca. Godendo. Con una mano imperiosa le spingevo la testa su e giù, lungo tutto il mio cazzo, a volte fino alle tonsille.


E come godevo a venirle in gola o, ancora meglio, sul volto. Per un grandioso pompino non c'è finale migliore che godersi la vista dei rivoli candidi sul volto di chi tanto ci ha fatto godere.


***

Per il momento mi limito all'orale. Il pranzo pasqualizio incombe. Che noia. Povero cazzo.

mercoledì 20 aprile 2011

Oniricus

Meglio del perdersi in fondo all'immobile
Meglio del sentirsi forti nel labile.
(Lieve, Csi, 1994)





Un'altra identità mi ci vorrebbe proprio, più incognita dell'incognito. Dotata di superpoteri. Quelli che donano i sogni, dove tutto è permesso. Altro che Inneres l'indignato.

Oniricus!

Sì, è vero. Ricorda da vicino altri nobili esempi di doppia, mascherata identità, come Fantomas o Totò Diabolicus. Ecco, io voglio una cosa che stia a la spada che canta come Paperinik a Paolino Paperino o, ancora meglio, come Superpippo a Pippo.

Non mi farò di arachidi, ma di profumatissimo, soave loto.

Ricordate: Oniricus! L'uomo di fumo. E di vuoto. E di sogno. Dotato di un particolare superpotere: tramutare la realtà in sogno, il sogno in realtà. La vida es suenyo? A dirlo è Calderon, non Santiago. Marzullik? Oniricus vuole esserne un superamento.

Insomma oggi nasce un nuovo personaggio.

Oniricus.

Tremate dunque donne d'ogni età, nazione, etnia, stato sociale, colore dei capelli e condizione, fremete ordunque al solo sentire il nome di battaglia della spada che canta mascherata e sotto coperta identità dormiente, incipiente, insipiente, indecente: Oniricus... Oniricus... Oniricus...

Tremanti di mani, vene e polsi a me venite, donne, nell'oscurità del sonno... dinnanzi al nuovo profeta scalzo e penitente, indomabile e renitente. Falso monaco tibetano e puttano.

Sono Oniricus e il mio regno è il sogno.


***

Faccio molte cose quando e come mi va. Compreso dormire. Sono molto disordinato e ho un senso del dovere molto labile. Un senso del Tempo alquanto instabile e provvisorio. Quando crollo dal sonno allora dormo, se posso, altrimenti un motivo o l'altro per fregare la notte lo trovo sempre.

Vado a letto tardi di solito, specie se sono solo, come la scorsa notte. Ho fatto fatica a prendere sonno perché fuori il cane abbaiava per la solitudine. (D'abitudine, nel cuore della notte, rompe di molto i coglioni, ma basta un richiamo gutturale e deciso, e quello subito s'azzittisce, e si fa mogio mogio). Tra l'altro era pure luna piena. D'altronde anche a me capita di abbaiare alla luna, per cui lo capisco. Finché non rompe troppo mi sta bene, poi inizio a urlargli di smettere. C'è da dire che, per essere un cane disobbediente (ha pure un qualcosa di asinesco, non saprei dire), smette subito o quasi.

Se poi già dormo non sento neppure le cannonate. Il canide può abbaiare fin che vuole, io sono in un'altra dimensione. Ora, per esempio, sta lì a latrare con gli altri consimili del vicinato. Che si diranno, boh? Chi li capisce i cani. Non sto a sgridarlo ora, ma se sto tra le lenzuola è un altro discorso.

Nel sogno dormivo. Strano eh? Si possono fare un mucchio di cose nel sogno, scalare il K2 o trombarsi Michelle Hunzicher ad esempio. Io no, dormivo. Cioè dormivo e allo stesso tempo sognavo di dormire. Un sogno piuttosto rilassante, non c'è che dire. Rilassato io e rilassato il mio cazzo, che spesso, quando mi sveglio la notte o al mattino, me lo ritrovo invece eretto come un cobra affamato, dolorosamente duro e in tira, che mi guarda supplice con quell'unico occhio languido.

Non è il caso della notte scorsa. Lui, giuro, se ne stava lì buon buono. Sapete come sono i cazzi quando sono mosci, no? Un bozzolo, un batuffolo di carne, un uccelletto che se la dorme sodo pure lui, rannicchiato sulle palle, con cui fa tutt'uno, come in un nido.

Nel sonno, mentre sognavo di dormire disteso tra candide lenzuola, ho sentito una mano. E non era Lei. Perché Lei è lontana, ma torna, torna. E poi non era altro che una mano. Sì, una mano e basta, priva del resto del corpo. Una mano femminile, questo è chiaro, bianca lattea. Forse straniera. Chissà perché straniera? Forse per il candore, o magari per la freddezza. O sì, fredda era fredda, pareva la mano d'una morta.

Sogno di merda si dirà. Attento, ora ti strozza quella mano lì. Non ti fidare, svegliati! No, invece non avevo nessuna paura, anche perché la mano nel frattempo si era intrufolata tra le lenzuola, più o meno all'altezza della metà del letto. E poi, bisogna ammetterlo, era proprio una bella mano, bianca come il terrore dell'ignoto e venata di madreperla. Curata e plastica.

Imperterrita è avanzata camminando su indice e medio fino ai miei fianchi, come in un gioco di bambini. Ho sentito un po' di solletico all'inizio, nell'indugio, poi è risalita decisa verso la meta, affondando dolcemente le unghie di gatta nella mia pelle.

Ha ghermito il nido dormiente la mano fredda, posandosi sopra il bozzolo ancora informe. Senza tenerezza, interessata al dominio, a piantare il vessillo. O forse al teporuccio che il nido emanava.

Le dita si sono allungate cingendo l'insieme che ancora non dava segni di risveglio, nessun sussulto. Col palmo e i polpastrelli cercava il calore del contatto, lieve tentava d'impossessarsi di ciò che a lei mancava, di ciò che più desiderava. Ma restava gelida e nel contrasto si creavano vampe di umidità sensualità. Però il brivido freddo aveva dato la scossa all'ambiente. Un principio di turgore. Si dirà turgore? Turgidità? Be', quello mio era proprio turgore.

Senza furore la mano lieve e innocente ha immediatamente approfittato dell'attimo. A forbice, le lunghe dita di luna hanno diviso il cazzo dallo scroto. Be' se si chiama scroto non è colpa mia. Non è un appellativo bellissimo, scroto. Forse che le due palle non si sono messe d'accordo sul nome?

Già, le famose due palle. Proprio loro. Tutte lì belle srotolate. Perché se nel sonno l'uccello si rannicchia, loro invece si srotolano. Non c'è nulla di strano, sono rotondette. Certo alle volte girano come pale di mulino. Perdono una l insomma, e invece di srotolarsi piacevolmente ecco che prendono a vorticare. In questi casi meglio stare alla larga, e vale pure per me.

Ma non è il caso del nostro sogno, il brivido freddo le ha messe d'accordo e congiuntamente si sono rattrappite. La mano è rimasta contenta, o almeno così pareva in quel tocco lieve che pareva una carezza. Subito ricambiata dallo scroto, ormai unanime nel rattrappirsi ancora di più.

Il cazzo si era ormai destato e si accingeva a diventare grande e vaccinato. Ancora molto assonnato però, percepiva l'estraneità di quella mano. Allo stesso tempo ne era ringalluzzito e disorientato, incerto tra la repulsa e la lusinga.

Ahi, com'è debole il cazzo umano! Così forte e così fragile, uccello implume e maestoso. Mettergli una pipa in bocca sarebbe dileggio, non si tollera questa forma di sacrilegio. Principio sacro è il lingam, principio sacro la yoni. E pace in terra agli uomini e le donne di buona volontà.

A volte l'uccello pare quasi privo di volontà, smarrito, pare aver perso il nido, s'inturgidisce ancora. Ossequioso si leva il cappello. Lieve la mano lo impugna, come farebbe con un pennino.

Pennino a chi? Non si si scrive col cazzo. Oppure sì?

Troppo tardi per mettersi a sciogliere simili dilemmi, la mano non si pone pensieri del genere. Immaginate quella d'Alessandro mentre impugna la spada a Gordio, non la sfiora il dubbio, esegue. ("E a me forse occorreva il coltello che recide, la mente che decide e si determina").

Ma questa è femminile, tenue e delicata mano di signora. Non per questo meno decisa e imperiosa. Del pennino ne fa asta di bandiera. Per il suo bianco vessillo. Lo impugna come Alessandro a Gordio la spada. Con due dita, indice e medio, stira la pelle del membro sino a raggiungere le dispettose gemelle sempre più rattrappite: due ziette, che ogni tanto ricevono una fredda carezza.

Le due dita a forbice svolgono lente il loro compito, incessanti proseguono l'opera di destabilizzazione del cazzo. La goccia scava la roccia. Invece le palle, sotto, fremono come quelle di un torello, sono un tutt'uno adesso. Lo scroto ha la pelle tesa come quella di un tamburo, ruvido e peloso.

Appena la mano si accorge che non c'e ne più per nessuno, che anche l'adolescenza puberale del cazzo è passata, che ormai è ben sveglio, fatto a tornio e in completa erezione, lo afferra stretto e inizia l'opera pia. Avvolto in un manto bianco, freddo come neve, il mio uccello non perdeva il suo calore, ma rendeva incandescente l'elsa. Non per sfida, ma per torbida passione.

In quel momento avrebbe potuto citare i classici a memoria, partire come un razzo missile, pugnalare Cesare e poi anche Bruto e Cassio, cantare come una calunniata spada e sedurre Aglaja per poi abbandonarla. Dico Aglaja, ma potrei dire Aspasia.

La mano forse ignora tutto questo, posa un dito, l'indice, sulla punta della cappella, rosso-viola come le labbra assenti di me che sogno e non mi sveglio. Picchietta addirittura sull'opercolo, una cosa per altro assai fastidiosa. Ora che ce l'ha davanti, bello intostato del suo fulgente turgore, cosa fa? Stuzzica. E non solo. Tende la pelle del membro virile fino al parossismo, quasi a voler sentirne scoppiare la cappella. Che sarebbe il prepuzio, o testa di cazzo. Questo può essere pure un insulto, ma la mano fa di più, è peggio di Behemot. Ora schiaffeggia l'uccello come se si trattasse d'un interrogatorio di polizia, un secondo o terzo grado.

Non può difendersi, schermirsi, e non può reagire, perché quella è la mano d'una signora. Allora ditemi voi se questo è un cazzo. Un atteggiamento insensato direte voi, miei prodi, mie prue e poppe. Da parte della mano. Ma pure del cazzo. Perché non ribellarsi a quella mano morta?

Così è la mia di sinistra a ridestarsi, scaccia l'intrusa, si prende lei la briga e di certo il gusto di fare il servizio giusto. Ma quell'altra non molla, scalcerebbe come un mulo avesse zampe e zoccoli. Fa la zoccola ora, si insinua tra la mano e il giunco, combatte, non molla. Tenace mano bianca.

E' una lotta tra mani ora, combattono per il cazzo. Una lotta immane. Impari. La mano fredda cinge nuovamente il suo trofeo, la coccarda al valor femmineo. La sinistra mia non geme e non si accontenta. Strappa ancora di mano il cazzo, orgoglioso, ma incerto a chi donarsi.

Di nuovo combattono, senza esclusioni di colpi, il vano duello. (Vano? Imperscrutabili sono i disegni del destino. Così fu volere degli dei e non autocombustione quella di Troia fumantina). La straniera pare prendere il sopravvento, fa l'offesa, poi tenta un colpo di mano audace e si rifà sotto col malloppo. Le palle, ormai sullo sfondo, ma sempre intense, non sanno per chi tifare. A che santo votarsi, visto che qui si mescola il sacro col profano.

Trovano un accordo, giungono a un compromesso, finalmente, per far godere quel cazzo intristito. Se lo spartiscono, alla
fredda e bianca mano andrà il manico e alla mia povera sinistra non restano che le umili e silenti palle. E' un patto leonino, si capisce, ma per imperscrutabili motivi la sinistra accetta di buon grado. Come dire, si sacrifica per il bene maggiore. Che sarebbe poi far godere il pennacchio, che sta lì, lui pure muto, e sembra non capacitarsi.

La mano straniera a questo punto della vicenda non si perde in sterili palpeggiamenti, saggia la preda, stringe in una morsa l'asta, si muove prima lentamente poi sempre più rapida, fino al parossismo. Parossismo che non tarda a giungere al culmine. In un tripudio di bianchi fiotti, ecco i vessilli della mano straniera. Vassalli. Lei fa scivolare la punta delle dita sul candido seme sperso. Pollice e indice lo trovano appiccicoso, lo trovano indecente.

Il cazzo si guarda attorno come si guarderebbe attorno la nuvola, e la statua, e il falco alto levato. L'olimpico si sgonfia, si smoscia esausto, appagato. Gli è tornato il sonno al fallocrate. Vuol tornare ad appisolarsi (tu Pisolo, anche stavolta, non c'entri un piffero), magari senza che io dorma sognando di dormire e che poi nel sogno una mano...

Le mani. La mia, la sinistra. E poi quella gelida, bianca, calcolatrice, straniera. Direte voi, che ti frega, il servizietto l'ha fatto. E ora... fanculo no? No, ma come fanculo? Che modi sono, intanto mi ha fatto godere il cazzo. Diciamo la verità, pure quando lo schiaffeggiava un po' godeva, sornione. Poi è la mano di una signora. Ma quale signora e signora, direte voi, è una peste, un'aquila bicefala, le si bruciasse il cuore. No e poi no. Un certo stile anche nel sogno bisogna tenerlo. Una linea, una condotta.

La mano mia sinistra freme, non vede l'ora di saltare addosso all'estranea. Le palle, a dir la verità, se ne sbattono proprio, si risrotolano tutte e riprendono a ronfare beate.

La sinistra si getta al rinnovato assalto, prende di sorpresa la straniera che pare soccombere. Sonore pernacchie, urla e incitazioni si levano da un pubblico per altro assente. Anche il cazzo già russa, se russasse, ma al solito non russa. La straniera alfine si riscatta, sarà stata la frizione, sarà stata l'afflizione, non è neanche più fredda: irata d'ira funesta come un'amazzone si issa sulla mano mia e la costringe alla resa incondizionata.

La mano bianca trionfa.

La mia maschia mano sinistra riconosce il proprio fallo e umilmente porge omaggio alla femminilità trionfante. In un delirio sordo, pigro come la pippa orientale di un certo ex marinaretto, un folle poetastro che farebbe di tutto per non stare tutto il tempo a buttare giù i cappelli della gente per strada.

E' vero, come il fratello mio grande innominato, sepolto vivo in mare, posso sembrare reticente. Ma questo è un sogno e tutto si può dire. Oppure niente.

Magari solo riconoscere che è cosa buona e giusta ciò che dice il saggio: torna a dormire che è tardi, codardo. Anche stavolta hai dato buca alla luna.

Per un figlio primigenio di Lilith, non v'è problema alcuno.




Epilogo e colpo di scena: La sinistra ha stretto la mano alla straniera, che ha mostrato dapprima un certo stupore per la strana cerimonia che si stava apparecchiando. Tra lo stupito e l'interdetto per l'esattezza. Così è stata interrogata in proposito, senza apostrofi ne ipocrisie. Ma tu chi sei? Da quale territorio del sogno vieni, mia bella e bianca e signorile e femminea mano, pure se non più tanto fredda?

Ma dico, risponde quella, cioè la straniera ex freddamano, ma dico, ripete alla sinistra, sei diventata grulla? Non vedi che io son la destra, che t'eri pensata con questo "insomma chi siete? Quanti siete? Cosa portate? Un fiorino." Stavo lì tutta rattrappita, prosegue, schiacciata e pigiata sotto il corpo pesante d'Oniricus, insomma di lui, l'identità segreta. Non sentivo più me stessa, mi pareva non scorresse più il sangue, costretta com'ero sotto quel corpaccione di maschio. (E che maschio poi, aggiungerei io, ma son di parte e mi taccio). Sono venuta fuori e... Tutto sto ambaradan... Per cosa poi?

Insomma la destra, non più straniera, incredibile e fredda, confessato il fattaccio con la giusta erre dei fatali colli emiliani, compunta si risistemava sotto il corpaccione sognante d'Oniricus.


Sogni, dubbi, stati d'animo, mani, il mio cazzo esausto... Nulla più.


***

Ampio apparato di mani e cazzi,
tra cui il sottoscritto.

Nuova edizione, in sordina, dell'Indovinapisello,
IV nel suo genere, io credo.

Stavolta è quasi facile.



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Colonna sonora:


Lieve, versio Marlene Kuntz, 1999 - http://www.youtube.com/watch?v=E91xLvNDdgU


Lieve, Csi, 1994
- http://www.youtube.com/watch?v=nECLM2lzVos&feature=related


La ricostruzione del Mocambo, P. Conte, 1989
- http://www.youtube.com/watch?v=kaLPyDZYmbg


Io sto bene, Csi, 1994
- http://www.youtube.com/watch?v=M702l-fQSDY


Mi ami?, Cccp, 1985
- http://www.youtube.com/watch?v=T1LSI8_qW-I


Non farò mai quello che vuoi, Skiantos, 1979
- http://www.youtube.com/watch?v=MaXPWveXk5Y


Brucia Troia, V. Capossela, 2006
- http://www.youtube.com/watch?v=QaNfVJUfWV8


Non trattare, V. Capossela, 2006
- http://www.youtube.com/watch?v=illCexsX-z8&feature=fvwrel



Caldo, Diaframma, 1988
- http://www.youtube.com/watch?v=F9vf1phwLC4


Tre volte lacrime, Diaframma, 1991
- http://www.youtube.com/watch?v=FGuPAzviTq8&feature=related



martedì 19 aprile 2011

Post autoreferenziale - Vol. II


E arriva il momento di cavalcare il fulmine

(Louisiana, Litfiba, 1988)



Ah che divertimento scrivere post autoreferenziali! Ma autoreferenziali per davvero. Una vera goduria. Voi che avete tutto il mondo in tasca e non avete niente, non potete sapere. C'è chi si cura della propra ombra e chi no. Tutto qua. Il resto, come si suol dire, è fuffa.

F. U. F. F. A.

Fuffa.

Noo, che non è tutto qua. Il mondo è fatto di una moltitudine di colori, di miriadi di screziature. Chi vede o divide il mondo in bianco e nero risulta un po' attempato, datato, limitato. Chi si occupa di redigere delle situation comedy a tema prefissato risulta alfine noioso. E non parlo di me. Io mi ci diverto nelle situazioni limerickamente scabrose, al limite del pornografico che piace a me, adoro le cose belle e inutili. Però devono essere credibili. Non dico vere, dico credibili. Non dico vere, dico sincere. Se no si sgretola tutto l'ambaradan pazientemente intessuto a mano nei secoli dei secoli.

Io, per me, come dice il Poeta, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche spuruta anguilla... Preferisco insomma il profumo dei limoni ai bloggers laureati. E in definitiva mi rispecchio nel monaco tibetano che alla fine, quando la ritiene compiuta, perfetta, distrugge l'opera sua con gesto che è, quello sì, eterno. Resuscitare le carabattole e i residui di certo ottocento è opera da zombi in confusione. Thomas Mann già insegnava. Un secolo fa. Ma posso pure capire che in certe lande, per storiche ragioni, ci sia ancora fame di piccola borghesia e vecchi merletti.

Poi il monaco è solo un riflesso, perché non riesco a elevarmi a tanto, sono umano e con la u minuscola. Mi fermo, spesso, annichilito dall'infinita vanità del Tutto. Ma il mio cuore non si posa mai e pure sta volta non virgoletta un bel fico secco.

Fai male Fabrax a prendere per i fondelli la vecchia spada, che, tra l'altro, è piuttosto permalosa. E' tratto nazionale questo più che statuario, assieme alla diffidenza. Ne abbiamo ben donde. Ma questi sono particolari, screziature autoreferenziali. Io, in partenza, ci credo alle persone. Tenendomi però in saccoccia la virtù del dubbio, un dubbio grande così. Guardo un copione e se mi va ci sto, se no, no. Tutto qua. Non bisogna mica prendersela se poi il ruolo è mio e lo gestisco io.

Già una volta m'è capitato sulla metropolitana di avere una eiaculazione precoce con copiosa quanto molesta deiezione (o si scriverà con la j, come Tokaj, dai non conoscete il vinello sloveno?). Ci sono rimasto come un Idiota lì per lì. Però tutto sommato non fa niente.

Perché alla fine ero lì tutto solo.

Torneranno tutti se cadrà la testa del cavaliere ribelle? Chissà, staremo a vedere, io ci sarò fin quando non cadrà, penso. Se non è poi tutta tutta una burla. Punto di merito rimane la quasi assenza di cagnolini con la bavetta alla bocca come quell'altra volta. Ma staremo a vedere. Adoro le differenze quando ci sono.

Post autoreferenziale si diceva, perché arrampicarmi sugli specchi è uno dei miei sport prediletti. Forse perché totalmente inutile. A parte che proprio non si riesce. Ma alla fine a che pro? Lo specchio è puro consolatorio riflesso. Della realtà? Be'... direi che lo specchio molte cose non le contempla.

Ma perché stare ancora qui a parlare di specchi e specchietti, quando il mondo è fuori dalla mia finestra: la legna ho finito di sistemarla, stanno per arrivare le mie principesse e pure le due bieche comari, ho da fare un altro bel po' di cosette mie, ma purtroppo...

Ecco, solo a menzionarle, mi viene l'ansia mia. So' 'na spada ansiosa, che ce volemo fa'? Perciò corro fuori a comprare il veleno, ché son rimasto a secco. Ma prima devo dare da mangiare a quel disgraziato del cane. Una pedata gli dovrei elargire, invece, a quel trovatello. E' strano sa'... eppure gli voglio bene e poi dipende da me ora.

Mentre andavo a prendere le sigarette con la mia brava tessera sanitaria e gli occhiali da sole (perché c'è il sole qua e perchè... fatti troppo autoreferenziali a De', tu sai) pensavo. Mi capita sempre di pensare, sarò fatto strano, sarò un fenomeno geografico, vallo a capire perché. Mica è una vanteria dire che uno pensa. O no? Si può fare, mica ce lo devo dire gli altri come dobbiamo pensare noi. Ma noi chi? Plurale majestatis. Sarà mica una vanteria che mi sono dato una serie di titoli nobiliari, una follia... (De', uno, pure incompleto dell'intestazione ce lo sai).

Mi piace la follia, ci gioco fin che mi va. C'è di buono che la mia non mi annoia mai. Così ieri notte ho cenato con un'insalatina verde e due uova fritte. Sono un abile cuoco, per nulla allusivo, ma concreto e reale. O ci si inganna altrimenti. O Villon, quanti bei libri ha la biblioteca di Babele. Mille colori, miriadi di screziature. Non amo gli spazi angusti, i comandi e la proterva ubris. Amo le bellezze dolorose, questo sì, mi rimane. Retaggi puramente letterari? C'è chi ci gioca con queste cose, io no.

Per il resto non mi sono masturbato neppure ieri sera, che vergogna! O in un certo senso forse sì. Forse sì. Tutto questo per Lei. Perché l'ho sfanculeggiata. Mbe'... se lo meritava ampiamente, devo dire. Però mi rendo conto a volte di essere troppo duro con Lei, a volte troppo morbido. Ciò che stona sono i cambiamenti repentini (ahi le femmine!), la collera per un ritardo giustificato, o quasi. Senza valutare il contesto. Però un po' di ragione ce l'aveva, sto sempre col culo appassito su sto cazzo di sedia davanti al pc. Fuori è una giornata da battersi il petto con i pugni, le mie principesse arrivano... E io ancora qua. Pirlùn dico alla mia ombra.

Il fatto è che solo il giorno prima diceva di volerlo in culo, poi però ha sentito male, quindi la bella inculata da tanto tempo sospirata, l'abbiamo interrotta a metà. Se ne riparlerà, addavenì contro natura volume quarto. Quinci, dopo una bella abluzione molto localizzata geograficamente, ho ripreso pieno possesso della sua figa boscosa e superdesiderata. Tutti la vogliono, la desiderano e io mi beo della mia peccaminosa gelosia. Infatti la Troia fa lo stesso effetto che faccio io, in maniera speculare. Per diversi motivi anche, ma belli siam belli. (C'amm'a fa'? M'agg'a vergogna' pe' sta cosa?).

Non mi sono fatto prendere dalla pigrizia dell'uomo di fumo (der sandmann è un'altra cosa ancora) e l'ho sollevata, lei distesa, all'altezza del mio bacino, così da penetrarla a fondo. Ah, sapeste... quella è la sua posizione preferita in assoluto, quella piccola posizione da kamasutra domestico, mediata solo dalla nostra potenza animale.

Artigliandola per il culo l'ho portata in posizione perpendicolare alla spada sguainata e insaziata. Poi lì sta il bello. Bisogna pompare finché ce n'è, a ritmo demoniaco. Lei sembra una demonia in estasi, con gli occhi bianchi. Non devo guardarla, devo distogliere gli occhi, altrimenti mi perderei. Perché bisogna rincorrere il Tempo, l'attimo che si fugge tuttavia, e resistere, resistere, resistere.

Fin che si può. Fin che ne hai.

Poi è bello liberarsi in una rosa di piacere sul suo candido e piatto ventre. Lei mi chiede se non avrei voluto venirle invece in culo. Ma pensa queste donne emancipate e liberate. Comunque non le ho risposto, mi pare di ricordare. Avrà capito dalla mia espressione di porco soddisfatto che andava più che bene anche così. Poi sono crollato nel sonno.

Ieri notte è stata un'altra cosa. Come detto abbiamo litigato e io l'ho piantata in asso. Avevo ragione, ma non la sto dicendo tutta (anche se qualcuno di voi saprà), quindi resto un gaglioffo e un cialtrone. Per me, che non disprezzo e anzi amo comunque la mia seconda nazionalità, a volte sono titoli di merito. Non sempre si intende. Magari per salvare la vita del povero martire della pace, sarebbe servita forse un po' di sana gagliofferia da parte di chi poteva. Invece niente. Se non l'infame, abbietta fuffa del Giornale.

Povero italico ragazzo dimenticato. Di Lecco, Lombardia. Onore.

Questo per dire ancora che me ne sto qua imperterrito mentre fuori è una gloria di giornata e le mie princifessine... Mannaggia al Vizio! Ma cosa c'è che non funziona in questa (vana)gloriosa e vecchia spada? In questa testa bacata. Con tutte le cose che dovrei fare. Basta, vado. Fotine alla prossima, quando la spada se la canterà ancora.

D'altronde Lei per un po' non ci sarà.

Insomma ora vado.

Ah, dimenticavo di dire, a scanso di equivoci, che la mia Lei non è un istituto. Ma certi critici sono forse da me depistati. Per dirla con il Poeta. Per chi invece non è avvertito e per chi si bea solo delle immagini o fotine porno che dir si voglia, si sappia che Lei è la mia fidanzata. La mia puttana, insomma. Parole sue. Ognuno si assuma le proprie responsabilità.


:) ------------------ > faccina allegra, divertita e sempre sincera, a Voi...


venerdì 15 aprile 2011

Post autoreferenziale


Però non mi confondere con niente e con nessuno, e vedrai...
niente e nessuno ti confonderà
soltanto l'innocenza nei miei occhi, c'è nè già meno di ieri, ma che male c'è...
(Bene, F. De Gregori, 1974)



Vi prego, non fate domande. Shhhhhh. Post autoreferenziale. Post del cazzo, ops, della spada. E' che sono un po' ribelle y me cago en el amore. (Mi fa fatica virgolettare stanotte). O sarà perché è notte fonda e sono sveglio, sei sempre tu il mio chiodo fisso... Oppure perché sono travieso (Y lo sapeva bene) e non ho voglia di andare a nanna come i bravi bambini di una certa età.

Post autoreferenziale si diceva. E che vor dì? A De', nun ce lo so pur io. M'è venuto così, tessssoro. (Ma che sta affa', che sta affa' tutt'er tempo? Me devo de preoccupa'?). Inzomma, c'ho voglia d'esser forte e preclaro. Questo sì. Allora si faccia una domanda e si dia una bella risposta. Ti pareva se a quest'ora non saltava fuori il figlioccio di De Mita con la sua domanda del piffero. Me le faccio le domande, me la faccio. E mi rispondo pure. Pure a quell'altra rispondo. Non lo so se i sogni aiutano a vivere meglio. So che sono fatti della stessa materia di cui è fatta Chiaradinotte. Non ancora saprei dire quanto nella vita mia, essere un sognatore, mi sia costato. Ma quando c'è da pagare io pago. Micacazzi. Tranne che per l'amuuur. Oh yeahhhhhhh.

A lungo si potrebbe poi discettare delle virtù estatiche di squaw Bocca di Seta. Che dire? Che mi fa l'effetto della ragazzina impertinente (e maggiorenne) con la sua bella minigonnina, che masticando visibilmente una gomma, si siede sulla cattedra del professore (o del primario bavoso) e lo manda in confusione, lo prende per la cravatta, gli appiccia la ciuingam sulla fronte sudaticcia, e lo molla così, come un pitosforo, andandondose sculettando soavemente.

E che dire della bella, seducente, assennata e maritata Kamala? Se pure per un fato maligno la chiudessero in un monastero in espiazione delle sue beltà, sarebbero guai. Col suo charme sedurrebbe le sorelle recluse, i santi scenderebbero dalle loro nicchie per chiedere tremanti uno straccio d'appuntamento. A rischio sarebbero poi ceri e candele. Colanti sperma di sego, rischiarerebbero ogni celletta. (Doppio senso non voluto, benvenuto).

Lamento una triste perdita. No, non quella di Desire, no, quella no, mica è persa. Be' sì, un po' persa lo è. Però d'amuuur. Oh yeahhhhhh. Buon per lei e peggio per chi, come me, le sbavava dietro. Secondo me l'è proprio una bella e brava figliola. Beato chi se la consola.

La perdita è quella d'una blogger che leggevo, mi divertiva e ci polemizzavo. Brutta come una cozza (ma la cozza però e' buona buona). A suo dire. Io non ci credevo mica tanto. E secondo me anzi era una che cuccava alla grande. A parte poi che si faceva delle gran pippe. O insomma... Be' era un po' storta, però manca... Peccato. D'amblé sparita. Blog irrimediabilmente chiuso. Biondanna. Che sarà stato di lei. Vattelapesca.

Per ultima vieni tu, Fabrax. Svizzera. No, che non devo chiamarti svizzera. Perché vieni per ultima? Per ordine alfabetico? No, direi di no. Per importanza? Ma ci mancherebbe, sei la prima della lista. Senti come suona bene: Fabrax, svizzera, sei la prima della lista. Non suona bene neppure per i coglioni. O santo cielo, ho detto una parolaccia. Chiedo vènia, o venìa. Proviamo così: Fabrax rappista, sei la prima della lista. Suona sempre un po' sinistro, ma va già meglio. Insomma non lo faccio di metterti in fondo alla lista e nel banco degli asini perché ho la perfetta sensazione che tu abbia i peli delle ascelle che ti arrivano sui fianchi. Non lo faccio per questo. Lo faccio perché lasci sempre i tuoi commentatori nel nulla. (Va a scopare, va :). E ti dico anche che a me il rap, come genere, neppure piace. Però i tuoi hanno il grande pregio della demenzialità, ti auguro consapevole, e a volte fanno davvero delle belle scintilline.

E poi non sei mica l'ultima l'ultima, c'è di peggio. Ultimissima viene chi non nomino, perché c'è pure chi è riuscito a bistiacciare sul serio (vai avanti tu, a me scappa da ridere) con questa vecchia e rinomata spada. Ma pensa te, pensa te. E sì che sono un bel rompicoglioni pure io, ma vabbè, ne sanno qualcosa le stessa "defunta" Biondanna e Seta, a cui rimproverai, come primo intervento nel suo blog, che non si gettano in giro le cose dal finestrino, neppure dopo aver fatto le cosacce. E a Chiaradinotte non mi sono certo presentato (solo) con i fiori. Vabbè, mica mordo, si sa, al limite taglio.

E infatti è questione di stile e non di mode azzimate. Perché poi, sa va san dir, tra chi porge la mano, disarmata, in segno di pace, e chi quella mano amichevole la morde, be'... la scelta è presto fatta. Soprattutto quando vedo che da una parte c'è chi si sa rendere anche umile, forse pure penitente, cercando di metterla sullo scherzo, vestendo, lei guerriera indomabile, i panni del buffone. Dall'altra la signora Rottermayer. Davvero non c'era scelta. Anche perché chi ha vestito i panni del buffone l'ha riconosciuta come un'anima congeniale e, in questo, simile. (Incestuosamente) sorella, nientepocodimenoche. E io so peggio di Zinedine pe' ste cose.

Non ne avrei neppure fatto menzione, ché in linea di massima è ingiusto parlare di chi è assente, lontano da occhi e cuore. Mais pour cause de Desire... Pour vous, mademoiselle. Svelato è l'arcano: dovevo controllare se eri in buone mani Desire, se ci si poteva fidare. Farsi i cazzi propri no eh? E' che so' protettivo con sta figlioletta mia. E così mi sono rassicurato, che m'ero pensato, sbagliando, che si trattasse d'un cagnolino perfiduccio anzichenò, ma sbaliaavo. (In ogni salottino perbenino, con le signore che hanno i brividini a parlar di cazzi, c'è un piccolo botolo, tu Pisolo però non c'entri in questo caso).

Andando a ricontrollare ho pure visto una brutta cicatrice, con dei punti messi un po' a casaccio, per coprire più che per curare. Secondo me in maniera pure scorretta, ma ognuno è Cicerone in casa propria. Comunque là sotto c'è ancora un po' di pus. Ma che sciatteria. Se uno vuol essere inelegante, sappia almeno suturare bene le proprie vergogne. Così ho notato, per questo ne parlo, e ora via, perché si va oltre.

L'ippogrifo maledetto, che non mi lascia dormire, mi porta oltre il canale, pa' saludar la polaca blaugrana Mariska. Que no le gustan vergas. Venga! Sea lo que sea. Siempre bienvenida en mi suburra. Ya sabes que aqui te queremos mucho, pero no hables de v....a. Por favor te lo pido. Y desculpe si pensè que eras un ragioner de Lerida con bigotes. Ahora creo sin condiciones, como creo en dios.

Y una pregunta: de veras eres de origen polaca o es porque los de Madrid asì llaman els català. Puta basca, solo pa' broma: Euskal herria, en veces. Visca el Barsa y Catalunya lliure. Venga Mariska! Con su culito en bicicleta. Con su simpatia.

Poi chi c'è ancora, chi manca all'appello autoreferenziale? Pisolo, Mammolo, Brontolo, Spadolo... No, non c'era nessun Spadolo mi pare. Pisolo, non ti stare a preoccupare. Sono buono io. Si fa per far due risate, tu vieni qua, ci si strafà di tarallucci e vino, si ride e si scherza. L'importante è che stai a un palmo almeno dal mio culo e da quello di Dea, tanto per capirci. Come dire, a distanza di sicurezza. Se poi fosse vero quanto si dice intorno ai nani c'è poco da stare allegri pure così.

Chi manca allora? Inneres l'Indignato. E gli Erotici Eretici speriamo tutto bene. Così come il buon Primo Estinto, che fine avrà fatto? Non visita neanche più, peccato, si sarà estinto. E Kumi? E tutti gli altri e le altre, perse per strada. E Demoniafuriosa che a piedi scalzi cammina su una strada intarsiata di pietre preziose e di sassi aguzzi e acuminati. Non si cura del sangue vermiglio che copioso cola e procede sulla strada tutta sua. Tutta sua. Troverà ciò che cerca? Va, per te l'ho pregato...

E tutti gli altri. Davvero, nessuno ha dato delle noie. Suburra sì, cine-porno, barrio malo, la malfamata osteria della spada non ha mai neppure sentito di dover censurare chicchessia. Nessuna cicatrice in Suburra, né pus, ma fiumi di sperma, allegro e spumeggiante, candido e purissimo sperma. Me l'ha fatto notare Seta. Sciampagnnn!!! Sapevo poi neanche cosa fosse la moderazione, io.

E considerando i Tempi, continuo a non saperlo. Ora però stacco, che mi riposo, so' stracco. Non vi vorrei lasciare senza qualche bella fotina porno. Ma proprio gne la fo. Prometto di rimediare al più presto. Così da rendere un po' più autoreferenziale questo post del cazzo. Ops, della spada. Vabbè, bonnuit, vado a nanna. Cià cià.

giovedì 7 aprile 2011

Avatar - Atto finale (almeno per un po')


Questo il mio nuovo avatar...





E chi indovina da dove ho tratto questa immagine è proprio bravo.


Boccacce - Post provvisorio



Anche la spada ha una boccuccia,
se no come fa a cantarsela?

Post provvisorio e gravato dalla dura legge dell'impermanenza.
(Già questa è un'imprudenza. Ahi, la vanità!)
Forse solo una ne resterà, o neanche.
E gli eventuali commenti.



martedì 5 aprile 2011

Avatar - Lavori in corso

Mi faceva notare giustamente Kamala che l'avatar dell'uomo invisibile di Manara era troppo poco maschile. L'avevo messo in conto e per questo lo avevo considerato provvisorio. Peccato, perché il concetto dell'uomo invisibile mi si confaceva.




E' infatti una delle mie fantasticherie erotiche dell'adolescenza. Solo della mia?

E poi cos'è un blogger se non una figura d'artificio? Un'ombra di stesso? Potessi spiccarla da me... come dice il Poeta.
Però, tutto sommato, le due proposte, quella di Manara e quella mia tutta gnudo, un punto di contatto ce l'hanno.




Certo nella prima invisibile è l'intero corpo, mentre così non è nella seconda. Ad essere invisibile in entrambi i casi è il volto e la testa. Particolari che ritengo non secondari. Vero è che questo blog si chiama la spada che canta, mica cazzi. E ci vuole qualcosa di consono. E siccome sono pure quel pizzico esibizionista... Avevo pensato a questa:




Ma mi faceva venire un po' il mal di mare. E poi non posso andarmene in giro dappertutto conciato così. Sarei impresentabile. Meglio vestirsi. Darsi un tono. Possibilmente il proprio.
Così stanotte ho pensato: per una volta voglio presentarmi come si deve, come un figurino.
Un bel figurino eh, almeno così dice la mamma.


La notte porta sconsiglio, mica mi convinco tanto in giacca e cravatta, l'ho fatto come per adempiere a un voto, maggio si avvicina, mese dei fioretti. Dai fioretti alla spada il passo è breve. Ma no, basta. Basta, voglio esser pudibondo. E non posso certo mostrarmi in volto, per come io sono.



No, questa proprio no, non si può. Troppo... intima. E poi in un avatar... No. No. No.
Ci vuol qualcosa che mi s'attagli. Che mi rappresenti. Beh, qualcosa c'è in effetti, ma si deve tornare al fumetto. A chi è che somigliavo io? Ma certo. E allora pure quell'altro, sì, pure quell'altro mi rappresenta. Ma sono personaggi western, che c'appicicano con la spada che canta due pistoleros? Un fico secco. Che c'entra Benito Jacovitti con Cretien de Truà? Un piffero. Anzi, un olifante.

Insomma avevo pensato a Cocco Bill. Sì, proprio a Cocco Bill. Col suo bel salame affettato come lieto fine (ci sarà in questo qualcosa di rimosso?).




Però prima ancora avevo pensato a Lucky Luck. Perché è vero, lo ammetto, mi ci prendevano anche in giro. Io e Lucky ci somigliamo come due gocce d'acqua zozza. Peccato anche lui personaggio western. Ma vabbè, son lavori in corso.


lunedì 4 aprile 2011

Avatar

Avatar nuovo, colpa della maledetta primavera.

Tutto sto ronzio d'insetti impollinatori,
i profumi intensi nell'aria, i colori squillanti della natura.
E desideri che si risvegliano. Voglie. Smanie.

Cosa cazzo c'entra questo
col fatto che rinnovo l'avatar?

Mah...

Forse avrei bisogno soltanto
di farmi una gran bella scopata,
di quelle che, per quanto durano,
annullano il senso del luogo e del tempo.

Lei però ultimamente mi sta un po' venendo a noia.
E la noia, si sa, è la grande consigliera del vizio.

Pure questo c'entra una mazza col nuovo avatar.

Allora, primo pensiero è stato quello di tornare all'antico.

Cioè al primo che ho utilizzato, questo:




Ma sarebbe stato un tuffo nel passato
e così ho optato per un'immagine di Manara
che molto mi aveva colpito.




E questa è stata la scelta.
Come tutte le cose mie, impermanente.
Che se mi girano, domani la cambio ancora.

E così sia.

sabato 2 aprile 2011

Comics!!!

Credo di aver contratto la rubricosi. No, non ha niente a che vedere con la miliaria rubra. Almeno non credo. E' solo che non ho troppa voglia di raccontarmicivi. O magari sono i primi effetti della primavera: pure intorno a me non è che veda tutto sto fermento. E poi è sabato, fuori c'è il sole e il mondo fuori dalla mia finestra è rifiorito, ma io me la sfumacchio e c'ho pure un po' di sonno.

Ahi, blogger(s)!
Terra guasta, landa desolata!

Perciò apro una nuova rubrica, giusto per tirarmi un po' su... il morale.
A dire il vero era un po' che ci pensavo.


Comics!!!



A rischio d'esser banale, da chi cominciare, se non con Milo Manara?



Manara Maurilio, detto Milo,
genio e bellezza in un tratto inconfondibile, ha deliziato torme di onanisti di mezzo mondo. Se in questi ultimi trent'anni la percentuale di ipovedenti a livello globale ha toccato le sue punte massime forse c'entrano qualcosina Miele e le altre sue inconfondibili donnine. Così femmine, così intimamente reali che sembra di poterle toccare. E forse uno dei motivi dell'universalità di Manara risiede proprio nella sua olimpica comprensione del femminile, estesa alle pulsioni sessuali più nascoste e inconfessabili.


Chi non vorrebbe avere quell'aggeggino in mano per un po' di tempo? I maschietti tutti.
E le femminucce? Perché sono in tante ad amare i fumetti del veronese. Quante non avrebbero voluto darsi completamente ad un semplice click che annullasse ogni ritegno, ogni pudore?
E spesso poco importa se chi ha l'aggeggino in mano non ha la faccia di James Dean. E quante donne ancora non avrebbero voluto averlo in mano loro quell'aggeggino, per provare un po' a invertire i consueti ruoli?

Il fumetto, con Manara, si riscatta dell'assurda nomea d'arte minore. Ne danno prova ulteriore le collaborazioni con Enzo Biagi, Fellini, Almodovar.
Le sue riletture storiche o letterarie non sono mai scontate, a volte davvero sorprendenti. Come in questa tavola dove illustra uno dei sette vizi capitali. Siamo nella sua, romantica, Verona.



E poi c'è Miele. Ah Miele... Sai la faccia di quello che le aveva chiesto il perché del nome alla risposta intinta in un pezzetto di pane? Per questo sono pazzo di lei, o forse è solo la voglia di ritrombarmi Trilly, che tanto le somiglia, non soltanto nei minimi tratti anatomici. Pure in quello.

Ah il solito dilemma... Trilly sì, Trilly no? Fedeltà o infedeltà? E meno male che non dovevo raccontarmicivi.



Miele