giovedì 30 settembre 2010

Fantasie e fantasie

Ahimè, non c'è scampo,
Lei domina anche in questo campo.

E se nel lucidar la spada
io son monotematico,
la sua fantasia è ben più screziata
e più varie sono le tentazioni
di quando intinge le dita nella marmellata.

Per dirne una, non è granchè tifosa di calcio,
ma alla fine di una partita
le sue turpi voglie la portano
nell'affollato spogliatoio,
premio per i vincitori, consolazione degli sconfitti,
nel sottobosco di docce scroscianti,
in mezzo agli atleti ignudi e bramosi.














Un'altra fantasia, comune a molte donne,
è di essere presa con la forza,
fino a godere di essere vittima
della violenza d'un porco libidinoso.














A darle retta, la più celebrata
è però quella dove immagina me
che smutando una donna esperta e dissoluta
o meglio una ragazza timida e graziosa,
per svezzarla e vezzeggiarla,
fino a renderla viziosa.











E però mi chiedo per quanti uomini
conosciuti
si sarà inumidita le dita.

E a quanti di questi,
tacendomelo,
dedica ancora i suoi intensi e peccaminosi vagheggiamenti.

Così anch'io mi lucido la spada,
senza ripicca pensandola
con i 77 maschi che se la sono a vario titolo goduta
oppure immaginandola carnalmente sedotta
da perfetti sconosciuti.










Ma la mia più ricorrente fantasia
mi vuole circondato da un caravanserraglio
popolato di donne note e meno note
(qualcuna pure celebre, ah Michelle!),
ma tutte invariabilmente pazze di me.

Ah be'. Con l'immaginazione si può tutto.

Ad esempio essere l'unico uomo a far naufragio
in una lussureggiante isola tropicale.
Per mettermi a mio agio,
nel mezzo dell'oceano australe,
ci vuole un numero imprecisato
di compagne di sventura,
adeguato alla mia ingorda, insaziabile natura.

Permettendomi di prendere,
di volta in volta,
chi più mi aggrada,
lasciando tutte le altre invidiose,
in febbrile e struggente attesa
come tante promesse spose.


martedì 28 settembre 2010

L'acqua, l'olio e le mele

Io e Lei
come l'acqua con l'olio,
puoi mescolare e mescolare
(per anni due),
ma la ricetta non funziona.

O come il saggio africano
ebbe a dire ad Aspasia:
uno più uno
fa sempre due.

Eppure da quel di Platone
si fa un gran parlare dell'unità
data da due metà,
intesa come dolce metà,
nella fattispecie d'una mela.

In molti conoscono la storiella
dell'amoroso combaciare
in un unico frutto di ogni anima
con la sua gemella.

Alcuni, chissà quanti,
ne sono edotti
grazie a un film
di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Proprio come me.

Certo che le mele,
da che mondo è mondo,
sono sempre tra i coglioni.

Quelle più pregiate
(altro che fuji o val di non)
Barbabianca le voleva tutte per sé.
Ma Eva aveva il gusto del proibito.

D'altronde si sa come sono le donne,
se s'incapricciano poi non te la danno.
E Adamo che poteva fare,
le sbavava dietro,
giurandole che lei per lui
era l'unica donna al mondo.

Ma guai se non fosse stato così,
anche se la cazzo di mela
gli è costata cara.

Un'ira di Dio
(per metterla in barzelletta),
che ancora non si placa.

Così che ci tocca un bagnetto,
quando siamo ancora in fasce,
per lavare l'onta del peccato originale,
quel primigenio delitto
d'aver rubato una mela.

Si dirà
(sarà razzismo?)
che è proprio da ebrei
prendersela così tanto
per il furto d'una mela.

Ma che dire allora delle olimpiche dee
che si accapigliarono per un simile frutto,
scatenando la più antica e gloriosa delle guerre?
Paride si godette Elena bella e lussuriosa,
ma il regno del prolifico Priamo ne risultò distrutto.

E ancora non è tutto,
ché il mio primo crudele amore
lo devo a un lento ballato
sulle note della colonna sonora
del Tempo delle mele.

Che poi manco mi piacciono,
e in generale preferisco:
arance e mandarini,
ciliegie e melograne,
uva, pesche, fragole,
susine, meloni e angurie.

Solo in quel certo senso,
come le signore tra tutti i frutti
prediligono le banane,
anch'io, lo ammetto,
non posso fare a meno delle mele.












Con buona pace dell'acqua e dell'olio.

lunedì 20 settembre 2010

Voglie

Avevo pensato di scrivere un po'
su questa sorta di diario on line.

Ma mi tira l'uccello
e scopro che ho solo voglia di masturbarmi...
















e poi di andarmene al mare.

martedì 14 settembre 2010

Federico e Barbabianca

Nicola ne era così intimo da chiamarlo
ancora alla vecchia maniera, all'italiana.
Federico Nietzsche.
Le sue parole erano fari
nella nebbia del barboso pensiero liberale
e Nicola le scandiva come fossero
i sacri versi di un oracolo.

S'impigliavano nella mia mente bacata
quelle parole
e mi distoglievano dal pensiero dominante
della bella dai lunghi capelli
che giorno dopo giorno si avvicinava
a me sempre di più.

Di Nietzsche si sa che morì folle.
Come i titani,
dalla cui razza di costruttori di torri discendo,
aveva osato la scalata verso il divino,
per scalzarlo e scaraventarlo giù dall'empireo.

Per questo divenne così pazzo
da baciare in lacrime un cavallo
in piazza Carignano?
Può darsi, in fondo il nostro buon Dio
sa essere ben più subdolo e vendicativo
del vecchio Zeus,
che ricorse invece alla sua più nobile arma
per annichilire la razza dei giganti.

Dio è morto osò proferire il filosofo tedesco.
Mal gliene incolse.

Nietzsche è morto
e anche Nicola è morto,
Dio invece pare che se la cavi ancora bene,
almeno apparentemente.

Barbabianca si è pure adeguato
a questi tempi un po' materialisti,
tanto da permettere a San Pietro,
suo portinaio in quel del Paradiso,
di fare pubblicità a una nota marca di caffè.
Sparando cazzate in compagnia
di Bonolis e Laurenti.

Comunque non è più in forma
come nei secoli dei secoli passati
il buon Barba.

Non lo si sente più tuonare
come una volta:
Ah l'avete fatta grossa!
Io sono un Dio geloso e
pure piuttosto permaloso,
ora vi affogo tutti!

E anche:
Brutti maialoni sodomiti,
vi brucio col fuoco,

e tu Lot non fare il furbo
se no ti trasformo in una statua di sale!

Che sia un po' stanco?
Il tizio che tanto gli somiglia,
il dio mortale dei cubani,
tanto bene non sta.

Forse Barba,
e intendo dire quello che vive e regna
nei secoli dei secoli,
ha deciso di adottare un profilo più defilato,
delegando le sue prerogative alle Madonnine piangenti,
a santi stravaganti come quello da Pietralcina,
a una pretessa con le scarpine rosse
che parla come le Sturmtruppen.

E' diventato meno accentratore,
più democratico, o c'è dell'altro?
Magari pure lui, l'essere supremo,
tanto bene non sta.

Forse un male incurabile lo attanaglia
e si dibatte in agonia
per le ferite, ormai incancrenite,
infertegli da Galileo, Darwin, Nietzsche?

Non vedrò mai la morte di Dio,
ché per quelli come lui
le agonie possono durare anche secoli.

Lo ripeto,
che stia tanto bene a me non pare,
però mi dovrò rassegnare,
purtroppo mi sopravviverà.

Non godrò dei suoi ultimi rantoli.




Note: La maiuscola di Dio è dovuta, in quanto nome proprio di persona, o quasi.

mercoledì 8 settembre 2010

Contro natura - vol. II

Per non pensare a Lei
mi metto a scrivere di un argomento
che mi sta molto a cuore:
il culo.

E siccome del suo e degli usi impropri
che se ne possono fare
già s'è detto,
dovrò fare un po' memoria.

Leggevo invece in altri blog,
(l'argomento, si sa, mi sta a cuore)
sulla pratica sessuale in questione.

Le interessate commentavano in vario modo.

Ad alcune piaceva,
altre non volevano neppure sentirne parlare.

Naturalmente ai maschietti la pratica perlopiù piace.

E io non faccio eccezione.
Apprezzo, eccome.

Mi piace sia piccolo e rotondo, sia bello procace.
E se posso me lo godo.

Pur avendo il culo, fin da bambino,
un posto primario nel mio immaginario sessuale,
ho iniziato a frequentarlo di più
con l'andare dell'età.

Sarà che anche le prestatrici d'opera
crescevano con me
(classicamente con quattro-cinque anni meno).

Alla mia prima fidanzatina vera,
tre anni insieme,
mi approfittavo a farle di tutto,
me la godevo appena possibile,
ogni giorno e più volte al giorno.

Ma in culo no, le faceva troppo male.

O meglio,
probabilmente le facevo troppo male io,
non per le dimensioni della spada,
del tutto onorevoli ma niente di esagerato,
piuttosto perché alle prime armi
nello scardinamento del sistema anale.

Infatti per sole due volte riuscirono
gli attentati al suo povero posteriore
e me lo godetti,
ma il suo fu dolore e non piacere.


Aspasia è stata la mia seconda ragazza,
cinque lunghi anni assieme,
avara del suo, come vedrete, bel culo.



Me l'ha sempre negato.



Un peccato, vero?
E poi era crudele e si faceva tutt'al più
penetrare per pochi millimetri
della mia turgida e rosea cappella.

Comunque ad Aspasia
il piacere detto contro natura o bestiale
in passato l'aveva voluto provare.
Ma solo ad uccellini davvero piccini
aveva concesso il suo più recondito nido.
Saggia donna!
Trasgressiva sì, ma con juicio.

Ma a quei tempi già c'era stata Sammy
ad aprirmi il suo cuore,
e il suo culo.

Sammy l'amica da una vita,
amante poi per un'altra vita.

Rifiutata come amore e sempre amata
in un rapporto quasi incestuoso.

Sammy imbattibile nel succhiarlo,
mi concedeva tutto
e se le chiedevo il culo
me lo dava sempre,
arrampicandosi sulla punta
del mio bastone duro
e calandosi senza sforzo e dolore.

Almeno apparentemente.

Anche così mi scopava e
si masturbava.

Godendosi alla fine il suo amante,
con l'uccello piantato nel culo.

Invece Trilly,
altro lieto motivo della mia vita passionale,
il culo non me l'ha (ancora) dato.

Dispettosa e capricciosa,
in ogni cosa,
del suo culo ne va giustamente orgogliosa.


Una piccola opera d'arte
per una ragazza bellissima.

Alla pari almeno,
di quello dell'innominata Lei.

Trilly sei avvertita,
se ci sarà ancora un altro round tra noi,
il tuo prezioso scrigno è in pericolo!

E veniamo a Ivette,
che di francese ha solo lo pseudonimo.


Altro amore da me non riconosciuto,
il culo me l'ha sempre negato, forse per orgoglio.

Non che non ci abbia provato,
ma la risposta è sempre stata una sola,
secondo lei il suddetto serve soltanto a un'unica cosa.
Che prevede dismissioni, e non ammissioni.

Chi me l'ha donato con generosità
è stata Lys,
altra donna con un cuore grande così.


Ma non è del cuore che si parla qui.

Lys mi ha sempre fatto godere come un principe
e della spada rimarrà sempre la madrina,
il suo bel culo lo infilzavo e lo sbattevo
in ogni occasione propizia.

Difficile resistergli.

Lys mi si offriva sempre perfettamente rasata,
aperta ad ogni piacere,
e io la ripagavo con mille attenzioni.

Me lo godevo con vigore quel piccolo giglio.
Dopo averlo bagnato e ammorbidito con i miei baci,
dopo averlo allenato con la lingua e le dita,
gli calavo l'asso di bastoni,
ma abituandolo dolcemente a reggere il ritmo.

Prima di suonare la carica.

Così termina il lungo post del culo,
ché le dita si sono pure stancate
dell'andar sui tasti.

Vado a rivedermi il risultato,
per vedere se la spada apprezza
e non pensa a Lei.

martedì 7 settembre 2010

Parlo di Lei

Quanto durerà ancora la maiuscola?

Perché è giunto il momento di affrontare il problema.
Dopo due anni, cazzo.
Che poi mi dico che già lo sapevo da secoli,
prima di fare questo sproposito di coppia anomala.

La bella e il bello.
Che bellini...

Perché Lei l'ho vista sbocciare e crescere,
ammirandola da lontano.

Come molti.

La vedevo sorridermi solare
in rari, beati e casuali incontri
e ne coglievo una profferta
di future delizie.

Come molti, ma senza saperlo.

Sapevo invece che prima o poi sarebbe stata mia.

Ma anche in questo non sono stati pochi
a pensare la stessa cosa
e a vedere avverata la previsione.

Non tutti certo.

Mi era chiaro però e non lo posso negare
che essere il di Lei fidanzato
avesse anche le sue spine.

Spine che oggi sono conficcate nelle mie carni.

Mi rendo conto con pienezza
che per Lei la "solarità"
prevale su tutto
e questo mi sconforta.

Si potrebbe citare il vecchio adagio
sulla bicicletta:
l'hai voluta, sapevi che era così,
ora pedala.

Eppure io continuo a credere che la mia
non sia gelosia.
Posso dire che fin dalla prima volta
mi ha ingolosito il suo modo di essere femmina.
Oltre che un po' atterrito.

Prima di conoscermi fedele non lo era mai stata,
ma Lei dice che da quando sta con me,
a parte quella "cosuccia" iniziale,
niente corna.

Il punto però non è questo,
perché se Lei
si facesse un'avventurosa trombata
con un bel maschio che le piace
a Ushuaia piuttosto che a Timbuctu,
non avrei da ridire,
forse mi ecciterebbe anche.

E occasioni ne avrebbe,
magari senza andare così lontano.

Ciò che non sopporto
è vedere i mosconi, le vespe, le faine
e financo i moscerini che Lei attira,
non scaccia, anzi si coccola.

Che poi le vespe pungano me
per Lei è spiacevole forse,
ma è effetto secondario.

domenica 5 settembre 2010

Questo blog

La natura apertamente sessuale
di questo blog è un pretesto.

E un pretesto è il blog stesso.

Anche se genuino,
camuffato solo nei sensibili
dati personali,
rimane un trobar clus.

Per essere più esplicito
vi rimando alle seguenti immagini

(que sont pas a moi):












venerdì 3 settembre 2010

Contro natura

Contro natura sarà Lei!

Mi piace anche lì, ma non oggi.


Così mi ha detto
la seconda intima volta
assieme,
mentre le sfioravo
appena appena con le dita
il forellino sfizioso.

Lei, la mia donna.
Stavo solo iniziando a capire quanto era porca.

Infatti già la volta successiva ce lo siamo goduto.
E alla grande direi.

Un culo favoloso il suo.
A lungo favoleggiato.
Mai avrei pensato però
che fosse anche così goloso.

Te lo devi solo prendere il mio culo,
mi ripete se le preannuncio
il mio desiderio di farglielo.

Ora è un po' che non ne approfitto,
ma penso che il momento giusto stia per arrivare.

E' così gustoso!

Lo lecco bene,
alternando slinguazzate
appassionate
sulla sua figa vogliosa.

E lo scopo con la punta della lingua,
con lunghi baci, alla francese.

Poi con le dita
ben bagnate nella rugiada della figa,
inizio a premere su quel forellino.

Adoro sentirlo cedere, aprirsi.

Infilo lentamente prima un dito,
poi un secondo per allargarla bene.

Lubrificandolo sempre
con la sua rugiada mista
alla mia saliva.

Così lo preparo e Lei
nel frattempo si masturba,
in attesa di essere riempita...