venerdì 30 luglio 2010

Una vicina di casa

Mi piace stare a culo nudo. Con l'uccello in libertà.
Vestito solo d'aria.
Mi beo ad abbronzarmi ignudo in pieno sol
e se calienta meglio ancor.
Mi delizia tuffarmi nell'acqua trasparente
vestito come Adamo.
E senza foglia. Di fico ne rimane comunque.
Modestia a parte.

Certo un po' esibizionista lo sono,
a dire il vero.
Fin da piccolo curioso della mia nudità
e di quella degli altri.

Sono così diverse le persone quando sono nude.


Avrò avuto 16 anni all'incirca

quando andavo in spiaggia con quei vecchi boxer
a forti motivi floreali,
che avevano sotto
una mutandina ormai slabbrata.
In certe posizioni da sdraiato
si intravedeva il pacco,
sedicenne ben formato.

Mi eccitava pensare che qualcuna sbirciasse.

Strategicamente mi facevo trovare nella giusta posizione
e ogni qual volta ne sorgesse l'occasione ero pronto.

Per gli sguardi delle ragazzine mie coetanee

e di quelle più grandi, ma anche con le donne adulte
e le signore di una certa età
mostravo generosamente i miei gioielli.


Una volta, da giovanotto,

ho vissuto in altri luoghi remoti,
su un lembo rialzato della pianura padana,
vista stupenda, fino a Milano e oltre,
nelle belle giornate giungeva al Monviso.

Tre finestrone in cima all'alto colle,

affacciate sulla pianona di industrie e capannoni.
Era ben sopra la città del Pizzaballa,
e del Colleoni.

E si vedeva non solo quello,

ma da vicino, il terrazzino contiguo
era l'unica vestigia umana,
prima dei boschi, fino ad arrivare alla pianura.

Lo animava la vicina,

non era certo una gran bellezza,
50 anni o giù di lì
e il viso era simile a quello di un cagnolino,
non ricordo la razza.

Ma il corpo, minuto,
era ancora quello di una volta.

Sempre a parlare al telefonino,
girava in tondo su quel piccolo terrazzo,
con un succinto tanga nero e nient'altro.

Due tettine belle come mele,
e un culetto niente male,
non potevo non mostrarle il cazzo.

Ma non direttamente, no se puede,
è vergogna da scostumati,
forse anche reato.

Però la vedevo riflessa
dai vetri dei finestroni,
e lei, credo, vedesse me riflesso,
seduto sulla poltrona,
la spada sguainata
che lucidavo con la mia destra.

E lei anche, prese a toccarsi mentre telefonava,
un po' l'inguine, sui bordi,
a volte con la punta delle dita sotto.

Nel suo girotondo
mi pareva accentuasse i palpeggiamenti
quando si trovava di fronte alle mie belle finestrone,
e pure sorrideva, rideva e a volte si fermava
con me di fronte, ignudo seduto a gambe larghe in poltrona.

Dimenavo la spada, eccitato.


E' successo per un bel periodo,

primavera e estate,
ma non mi sono mai arrischiato
a suonarle il campanello,
per dare sfogo alle mie turpi voglie.

E forse alle sue,
chissà cosa sarebbe successo?

Tempi ormai già lontani,
luoghi diversi.

Ma ancora oggi, se posso,

vado in spiaggia a mostrar el cuerpo,
solo in bassa stagione però,
e un po' lontano da sguardi indiscreti,
seppure interessati.


martedì 27 luglio 2010

Posizione preferita


Da bambino mi addormentavo stringendola
e non ho più smesso.












E' diventata grande con me.

Anche se, a dire il vero,
avrei voluto crescesse ancora un pochino,
il giusto, senza esagerare.

Siamo stati sempre insieme,
in un legame fortissimo, indissolubile.


Da ragazzino spesso dovevo dargli una mano,
gli mancava l'esperienza, ma non il vigore.

Tirava a destra e a manca,
scatenata ancor più perché costretta.
Così la liberavo, ma quante carezze per ammansirla.
Tante. Qualcuno può contare le stelle del cielo?

E quante belle storie le raccontavo...
Era insaziabile, non se ne perdeva una,
e dovevo ripeterle e ripeterle, all'infinito.

Ma quando veniva era un'esplosione di gioia,
una festa, anche se privata.

Poi nell'età adulta è diventata un po' più indipendente
e, a parte qualche capriccio,
si è sempre comportata in maniera onorevole.

Ha fatto nuove amicizie,
si è pure innamorata qualche volta,
ma sta sempre insieme a me.

Ancora adesso, nella posizione preferita.

Da bambino mi addormentavo stringendola in mano e non ho più smesso.