lunedì 28 maggio 2012

Dichiarazione d'intenti

Da questo preciso momento sospendo tassativamente (o quasi) ogni mio commento esterno agli amici bloggerssss, fino a quando non avrò il tempo di tornare finalmente a scrivere un post di quelli che piacciono a me, ricco di pinzellacchere e varie altre amenità. Mi prendete troppo, Voi. C'è però un'eccezione che farò e sarà per un commento che da un bel po' ho, mi sento, di fare. Porca miseriaccia. Perciò, prima quello, poi il post birichino e poi tornerò a gironzolare giringiro. Anzi, adesso vado anche un po' a lavurà, che mi pare Tempo.

 E niente fotuzze, no, no, neppure una. Alla prossima. Ve salut! Birichini!

giovedì 24 maggio 2012

Metablogger!

Metablogger, magari con una puntina di poetica. Giusto per divertirci un po', per scaldare i motori, come si dice, sapete che sono appena tornato (anche se non me ne sono mai andato). E anche per dire due o tre cosine che sento. Altrimenti che senso ha un blog? Certo, si può andare incontro a certi gusti mondani e popolari, ricavandone magari un codazzo di adepti, fedeli e indefessi seguitori e commentatori assidui. A me questo giochetto non piace, parrò presuntuoso, ma mi sembra cosa facile, e pure banale.

Preferisco Voi. Quelli che, come me, navigano in questo mare tenebroso, oggi ci siamo, domani chissà. Però ci siamo. Per Voi ho risollevato la saracinesca della mia Suburra, per Voi soprattutto sono tornato alla luce, questa stessa luce d'un tempo, fioca e labile. Kameo, se ancora non mi sdilinquisco a narrare ancora e a tutto spiàno le avventure e la vita di un'atroce spada, se ancora non calo l'asso di bastoni, una ragione c'è. Il fatto è che sono tornato a leggere Voi, cari "colleghi" (e pazienza se qualcuno/a storcerà il naso per la chiamata a correo). Sono tornato a commentare ciò che scrivete e ciò che mi scrivete. Mi ci diverto assai. Sarò strano? 

Questo post, un postaccio a dir la verità, ha un antefatto nell'ultimo postato da Desirè, dove la bella e vulcanica sirenetta lamenta scarsa attenzione per i suoi più dedicati e infuocati pensieri. Ecco, allora ve la dico tutta, ma non facciamo nomi, Kameo.

Scusate l'ardire, però Vi trovo un poco inquieti: e c'è chi pensa di chiudere, chi di rendere il proprio blog privato, chi non vuol più mettersi a nudo e vuol cambiar ragione sociale. Inquieti, a volte con un pizzico di permalosità e di litigiosità. Si parla in generale, ovvio, nessuno si senta toccato. Perdiana, rinserriamo le fila! Noi siamo i generosi, per quanto ombrosi!

Ammetto la mia debolezza: non ho commenti anonimi e non me ne dolgo. C'è gente che passa, magari leggiucchia, forse qualcuno (i più pervertiti) si fa pure una mezza sega o forse più, ma la maggior parte sbircia le foto, passa e va. A me che me ne importa? (Fatta salva è la mia vanità, atroce pur essa, ché la più parte si getta sulle mie di foto, a discapito di quelle da me razzolate sull'uebb).

Mi interessate Voi, insomma, Voi siete la ragion d'essere di questa mia Suburra, cari "affini".  E pazienza se qualcuno/a storcerà il naso per la chiamata a correo. A Voi principalmente (ma ben venga ogni lettore) espongo la mia nudità, i particolari più pornografici della vita mia, i piccoli segretucci quotidiani e il mio affannoso voler riacciuffare il Tempo. Spero possiate comprendermi.

Godo del Vostro godere come della Vostra intelligenza, amo la vostra Ombra. La mia, sapete come chi, vorrei spiccarla e farvene dono. E se poi c'è pure da patire, si compatisce insieme. Oppure no, fa lo stesso. Ognuno è libero. Fatta salva la netiquette, Klàra, e la sensibilità, che è qualcosa di personale, non si vende al mercato, chi più di te può saperlo.

Ecco, è difficile trovare maggiore sensibilità, dedizione e cura in un blog: bisogna dargliene atto, nonostante la reciproca antipatia.  E' come un giardino, ma non dimenticate che lo ha tirato su lei. Per i suoi fiori lei si è sporcata e si sporca le mani di concime.

Ormai mi svelo, Desirè, è di Voi che voglio parlare, i quattro gatti. Per me, gli eletti. Sai come mi fa godere la tua vitalità, e pure i tuoi bronci. Ma vogliamo parlare di Setarossa allora, o di Kamala? Seta, Seta, mannaggia a te: poche righe, un accenno appena e questa qua mi fa salire il testosterone alle stelle. Ribollisco come la ribollita. E' che ormai sono quasi un vecchietto: 'mbè, è passato quasi un anno. Ah, poi a volte mi fa proprio scatangare dalle risate. Un bel tipino, ah be', sì, sì. E Vi dirò: mi piace pure che si faccia i cazzi suoi, in un senso e in ognuno, ma con moderazione. Quando poi cola non c'è niente da fare, o tutto.

E Kamala allora? Il suo corpo risplende e riscatta il grigiore del quotidiano, si staglia dalla pagina. Dolce e saporito come un frutto maturo. Matura è anche la scrittura, caldi i temi: dalla sua camera da letto e da dietro lo specchio è pronta ad afferrare il mondo. Con occhi intriganti, il sorriso che prevale sulla rabbia.

Ah, poi Fabrax, casalinga regina del limerick. Vabbè Fabbbrax di te non parlo. Vorrei farti arrabbiare almeno una volta, sono convinto che possa far crescere la tua eccitazione fino al parossismo. Ma quand'è che mi includi? Ancora non hai scelto bene?

E poi, poi tutti Voi, Kameo, compreso Pisolo (se per caso non sei maritata te lo consiglio, pare abbia impensabili doti nascoste), ma anche chi c'è stato, poi ha mollato, magari non è tornato. Ci manca Primoestinto, eh Inneres?

Insomma Voi, anche tu misteriosa Kameo, che non hai un blog tuo, ma tutti sono i tuoi. Ed Estrella Marina, nome poetico. E Milk che mostra il suo, come io il mio, che differenza c'è? A scrocco leggo anche di Madonna Furiosa, ommammamia: annotatela, scrive assai bene, sta con sé in solitudine (o moltitudine). E a scrocco leggo anche di Bella di Giorno, che ha tempo, tempi e, pare, pazienza. E Vu, e Sara, che conosco da poco.

Per ultimo mi lascio il dolce, Dea, du' cupoloni che cuanno ancheggi hanno da fa' tremà 'a terra intera. A bella da spada tua. Pure innamorata sei, annamo proprio bene annamo. Non ti lagnare, hai da fare sfoggio della tua procace generosità. Parlo di quella interiore, che te credi, aò. Più di ogni cosa, amati, è giusto che sia così.

***

'Mbè, mi pare che per oggi il Vostro giullare autoreferenziato abbia così terminato, la supercazzola quotidiana è finita o quasi, e spero di non averVi troppo ammorbato, e perciò sollevo la spada, a mo di saluto: una fotina sua in fondo in fondo ci sta sempre bene, porta la bandiera della pornagrafia. Vedi un po', Piso Pisello, se me la tiro. A 'mbè, be'.


Lo so, lo so, i calzini. E vabbè, ma sono quei primi momenti simpatici, mica stavo a letto a fornicare.



***

Ecco, sono un deficiente, mi sono dimenticato proprio di dire una cosuccia di Xtc. Da quando Dea l'ha pubblicata non dormo più, altro che sogni erotici ed orgasmi notturni. Però m'ha dato l'idea per un prossimo blog sulle polluzioni. Volevo dire post e non blog. Non temete!

venerdì 18 maggio 2012

A me mi piace l'harem


Oggi non ho voglia di patate, ogni sfizio non c'è più ...
Paolo Conte, Ma si t'a vo' scurdà! 



A me mi piace l'harem e scusate la ripresa del clitico. Be', se ancora ce la fai all'età tua, mi si dirà. Ce la fo, ce la fo. E allora giù una marea di applausi per l'interprete di Brancati, il grande escluso. Perché so' masculo e peggiunta mediterraneo sugnu, che più non si può. Che se femmina fossi stato io, embè, allora le cose cambiano. Scusate, ma si sa, da che mondo è mondo simili sconci e sordidi pensieri mal si attagliano al delicato e romantico sentire femminile (sarà o non sarà così, Kameo?). Una donna, o meglio una femmina che avesse cotanto ardire si sa come verrebbe etichettata. Ditemelo voi come, anche se non siete Kameo. Vabbè, ve lo dico io come. Puttana. Zoccola. Troia. Ninfomane. Sgualdrinella. Vacca da monta. Cagna in calore. E chi più ne ha più ne metta. Tutta una serie di epiteti ne stigmatizzano la propensione, la magnifica ossessione. Che poi sono più o meno gli stessi che in certi momenti sussurro alle orecchie della donna mia e Lei non se ne adonta. Solo se sono io a pronunciare quelle parole dice Lei. Che poi il fatto è che per una donna basta la discrezione.

Per il maschio no, il mondo intero deve sapere, si srotoli il tappeto rosso davanti al maharaja. Ma non mi offendo neppure se mi chiamano puttana. Lo ha fatto Trilly e pure Sammy (vabbuò, Inneres, il secondo sarà pure mocciano, non so, non ne so niente proprio, ma per il primo prenditela con Peter Pan). Avranno avuto le loro buone ragioni, che poi a dire il vero Trilly sosteneva che lo eravamo entrambi un po' puttane. Ma ce da dire che tra noi lo siamo sempre stati, con estrema correttezza però. Viva la sincerità. Sammy, invece, forse avrebbe preferito che lo fossi stato un pò meno, puttana.

Ok, ragazzi miei, al momento niente harem, se non nella fantasia o nel ricordo. Piuttosto fedele sarei, ma non è una vocazione al martirio. D'altronde devo ammettere che poi Lei davvero non mi fa mancare (quasi) niente. Però mai manchi il mistero.

Impuro e folle sono. E con Kameo gioco, mi perdonerà. Di tutto il resto pubblicherò. E sarà porno, ma pure grafico. Pura pornografia. Un po' puttana sono, ma a me mi piace l'harem. Scusate la ripresa del clitico.
 
***

Orbene, ieri pomeriggio... devo premettere che se c'è un bel ficcanaso al mondo quello sono io, costi quel che costi: finirò per rimetterci lo zampino io. Curioso come un gatto. Della mia morbosità e di quello che mi ha fatto combinare non so se avrò mai il coraggio di raccontarvi in pieno.

Orbene, ieri pomeriggio ho fatto una lunga camminata solitaria inseguendo la mia impura e folle curiosità. Sul limine tra terra e mare. Un vento teso da nord, freddo, mi ha impedito il secondo bagno della stagione, nello zainetto il libro meraviglioso che ho citato, solo poche pagine mancano alla nitida fine. Se sarà nitida. Comunque un capolavoro. Italica invidia, ma che c'è successo?

Orbene, ieri pomeriggio non ho schivato il vento distendendomi ignudo al riparo d'un frondoso e impenetrabile ginepro. No, ho camminato, sul limine. Ho camminato in paradiso devo ammettere. La natura ha le sue cattedrali, e il miglior architetto del mondo, seppure anche lui impuro e folle, come il paragone. Vi farà molto piacere sapere che in paradiso, andando verso sud, si incontrano sparuti e corpulenti turisti svizzeri, muniti di baffi. Almeno i maschi intendo. Verso sud mi diceva la curiosità, stavo dunque col vento in poppa, vento del nord, freddo. Niente bagno, andare, camminare e forse trovare. Cerco rocce rosse affioranti e alte scogliere che si perdono nel blues.

***

Ad usum delphini (di chi in privato me ne ha fatto gentile richiesta), e di chi ci si bea, una rassegna di beata minchia del sottoscritto. Finirò per entrare in affanno per la prossima edizione dell'indovinapisello. Non sto mica tutto il tempo a fotografarmi gli zebedei, nobile attività, per carità, ma c'ho pure altro da fare. C'avrei. E poi così da solo, senza adeguata e calda compagnia se non la mano mia, ma via, qualcosa si troverà, magari anche d'inedito, va là. Comunque minchia fresca, digitale. E s'avverte che gli ultimi due segmenti dei post andranno presto a sfumare. Perlomeno le immagini. In un batter di ciglia, un battibaleno o forse meno, massimo un giorno.

lunedì 14 maggio 2012

Qualcosa di me, poi si vedrà

Non so se sarà nulla di nuovo, Kameo, ma provo comunque a dire qualcosa di me, poi si vedrà.
Magari che nulla è cambiato, e che sono rimasto... Curioso del mondo sono, di tutti i mondi possibili. Sempre. E per questo e non altro che vorrei essere immortale. (Desiderio inappagabile per la razza mia, estinta dai fulmini di un dio ormai morto).

E poi ancora vizioso, ma vezzoso: amo frustare le sadiche con uno staffile di panna. Sei, siete avvertite.
Morboso pure, non mi batte nessuno in questo, davvero. Ed esibizionista, a volte però incerto. E temerario. Temerario più che coraggioso forse, e mene dolgo. (La razza mia ha le stigmate dell'ybris, ne meniamo orrendo vanto). E dunque sardonico, ma mite spero. Mi condanno da me e poi mi assolvo, indulgente. Giudicherai, giudicherete, sulla buona condotta.

Ma tutte queste cose non sono un novità, lo so. E l'elenco delle doglianze risapute era appena cominciato. Già detto pure che di politica non mi sconfifera parlarne qui. A pensarci mi pare un verminaio. Mi s'appanna l'Eros. Capirai.

Qualunquista disingaggiato e pornografico, d'accordo, però continuo a preferire il piacere al patire, se ancora si può. E così di me torno a mostrare e raccontare. Com'ero e sono.




Mentre mi sollecitavi amabilmente io maturavo la decisione di dissotterrare l'ascia di guerra con Lei. Sono le ragioni del buon senso, meglio impugnare la spada, semmai, e sia leal tenzone. Però, un attimo, è d'uopo spiegare bene.

Da tre, e dico tre, giorni non me la dava e io non me la prendevo. Il livore era reciproco. E poi Lei non recede, è un suo tratto peculiare. Sul letto comune stava tutta dalla sua parte. Imbronciata anzichenò.

Be', insomma, c'è da tener presente che io. Be', io, non so resistere, oppure decido che non è il caso di resistere. Anzi, che in certe occasioni, col caldo che inizia a fare, proprio non si può evitare.

Devo ammettere che ogni mattina ho la benedizione di trovare l'arme ben desta, la mano nell'elsa, come da foto che svanirà. E' che tre giorni possono essere tanti. Insomma tanta supercazzola per dire che sono quello che sono. Un porco. Libidinoso.

Così sono salito sul letto. E a un massaggio ai piedi e alle belle gambe non si può dire di no, anche se sei imbronciata. Con tanta crema detergente, a sancire la pace il lungo massaggio a cosce, polpacci da addentare, piedi da mangiare. Eseguo diligente, cresce il mio desiderio nitido negli slip bianchi. Lo sfiorano le punte acute dei suoi piedi.

Fammi vedere le tette ora è quanto chiedo. In cambio. Seni maturi, floridi. Ma la pace non sarà sancita che dal mio seme e io ormai ho deciso che voglio, mi merito o no, tutto.

E per tutto intendo... Be' si sa.

A Lei non è affatto dispiaciuto. A lungo, molto a lungo me ne sono occupato. L'intero pomeriggio domenicale, altro che ultima di campionato falsato come sempre. A sancire la pace davvero poteva solo il mio schizzo finale. Ma dove chiede Lei. Mi chiede e io scelgo. Il volto bello e ansante. E da qui in poi preoccupato. E infatti. E però Lei che si muove all'ultimo istante fatale. Di tanta copia da tre giorni reclusa, qualcosa raggiunge un occhio, che diventerà rosso come la passione. Ma pace sia. Fino a quando? 


***

In effetti c'è un seguito, la pace forse non era del tutto sancita per Lei. Stanotte mi ha atteso a letto come zucchero filato. Ci siamo baciati a lungo mentre me lo stringeva e lo allisciava, rendendolo potente e irresponsabile. Mi ha spinto dolcemente la testa fra i seni profumati: i capezzoli all'erta, irrequiete sentinelle. Sono sceso verso la sorgente, con le sue dita frementi che stringevano una ciocca dei miei capelli. Di seguito si è immersa tra le mie cosce, intrepida e ingorda, e ha preso a succhiarlo vorace. Gemente ho affondato la faccia su quel frutto di mare. Anch'io in immersione. Parrà strano, ma credo di far godere anche col naso.  E' abbastanza grosso, sapete, da bambino mi prendevano in giro, dicevano che avevo il naso a patata. Però alla fine non ci sta male sulla mia faccia. E neppure da altre parti, dove a volte va a finire se con la bocca ti dedichi allo strano coso in cui culmina la natura femminina.

Lei si è approfittata dell'impasse per raggiungere con le dita il mio punto più celato. Donna infingarda. Ha portato un dito alla bocca e l'ha succhiato, bagnandolo, rendendolo lubrico e osceno. Poi lo ha calato senza pieta, a fondo, senza trovare resistenza. Ahi, la fida spada non mi ha soccorso, imprigionata ancora tra le sue labbra, irretita dalla lingua scandalosa. Ho belato con la faccia stretta tra le sue di cosce, il naso dove sapete, quel ficcanaso. Fremente ho irrorato la sua gola, godendo squartato. Pace ora?
          


domenica 6 maggio 2012

Torno

Sì, torno. Mi sono stufato di sfogliare la Margherita. Tanti fiori ha il mondo per chi ha occhi e naso, cuore! Per questo ho tenuta socchiusa la porta. E ora ho voglia di tornare a spiarmi. Di raccontare la carne, il vizio e l'ombra. E anche perché mi mancava questo spazio di libertà rinchiusa. E mi mancavate Voi. Quattro fanatici gatti.

Di me del resto che dire.

Che con Lei coltiviamo una Stella. O che il Tempo continua a non curarsi di me, quell'ipocrita. Che continuo, abietto, a scrivere con troppe maiuscole. E soprattutto che persisto a vivere, alla rinfusa. (Direi che dovendo cercare una rima, concluderei con circonfusa. Ma non ci provo neanche, la cosa m'affatica).

Di me del resto che dire.

Che torno, senza virgolettare, perché non me sono mai andato. E che invece sono rimasto, buffone e cerbero. Mi dichiaro colpevole insomma, continuo, lascivo, a sognare. E quando posso, se posso, a godere. Anche coltivando una Stella.

Di me del resto che dire.

In tutto questo tempo che non ci sono stato. Ho dormito. Sognato. Vissuto. Mangiato e bevuto, mai alla faccia di chichessia. Mi sono grattato, ho amato, sbagliato, mi sono anche incazzato. Ho chiavato, la cosa continua a piacermi. Sono andato in bagno al mio risveglio, ogni mattina. E poi la doccia, a meno che proprio non si possa. E poi, ancora, mai manchi, il tè al limone: benedetti russi.

Di me del resto che dire.

Torno. A fare compiti. Io che odio il dovere. Domani nella battaglia pensa a me. Non ha ceduto il filo né si è arruginita la spada. Quasi un anno è però passato. La ruota immane continua a girare, incurante. Ma ora sono di nuovo qui, sono tornato. Vecchio saggio indiano che cavalca all'incontrario. Vile maschio, osceno e pretestuoso.


Ecce carlos


 uomo