sabato 7 maggio 2011

In viaggio - vol. IV (con Oniricus)

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.
(Le Passanti, De Andrè/Pol, 1976)



Cos'è il viaggio se non uno straniamento? Io sono per viaggiare leggero, per partire leggero. Il tempo poi, e le occasioni e le esperienze colmano il mio bagaglio come fosse un bastimento. Riporto a casa, dopo il mio giro inquieto, fugaci impressioni, indelebili espressioni d'istanti eterni, scaglie di luce e poi ancora, il rumore del mare, dentro una conchiglia. L'istinto a volte è pura poesia.

Quando, anziché andare per strada a buttare giù con un ceffone il cappello della gente (ohi, ohi, quanto mi trattengo, come sono "educato"), come il mio buon demone Ismaele prendo i piedi, saluto e vado. Dal primo istante sento una nuova linfa che scorre in me. Che mi nutre.

Mi sento leggero e, forse anche per questo, più vivo. Intendiamoci, la Natura o chi per lei, non è stata troppo malevola con me. Se può apparire vanteria, così sia. Constato semplicemente che mi è stata data in buona misura la facoltà di aprire gli occhi, occhi belli, alle meraviglie del mondo. Il carattere di merda, quello no, è tutta colpa mia. Dell'atroce spada.

In dono ho avuto la passione del viaggio. Quando me la sono negata, e l'ho anche fatto, sono come appassito. Ma nell'eterno mutare vi sono tratti indelebili, come per me la necessità di viaggiare.

Parto leggero, lascio a casa il sé sociale (di per sé marcatamente asociale) e tengo per me il mio essere speciale. Forze centrifughe e centripete agiscono in me. Ma mo' basta con le sciocchezze: il demone Ismaele scalpita e ora vuole narrare. Fottendosene del solleone, della spiaggia e pure del mare.


***


17 anni.

Non c'è bisogno di andare tanto lontano per cambiare dimensione e proporzione delle cose. Mi è stato fatto notare. E' vero. A volta sì, bastano un paio di birre e una serata in discoteca. Con la professoressa d'italiano, che viene da fuori. E fuori è fidanzata con un bell'omaccione, il doppio di me. Alto come una colonna, forzuto e bello. E' giovane la la professoressa, non troppo carina, ma sexy nelle movenze e nell'animo. Io la faccio ridere. Ma per due volte l'ho fatta anche piangere. Mi diceva che le ricordavo un suo vecchio compagnetto di scuola, che era così carino, così simpatico... In un compito mi aveva dato un doppio voto, piuttosto assurdo, non so come l'ha poi giustificato sul registro: 2 per l'irriverenza, 10 per tutto il resto. Perché, giustamente, nel mio tema aveva colto degli impliciti riferimenti a se stessa.

Era una scuola speciale la mia, capitava che professori e alunni si incontrassero anche al di fuori delle aule scolastiche. Così, al termine della serata in discoteca, lei aveva voluto riaccompagnarmi, fregandose di quello che avrebbero potuto pensare il collega d'altra materia e gli altri compagni miei.

Salimmo sulla sua macchinina, la più stretta al mondo. Immaginate voi quale. tenendo presente che sono spada d'epoca.

Le notti nostre, specie d'inverno, sono silenti. E profumate d'ogni essenza. E' terra languida, infine, la mia. Terra matriarca di donne forti, selvagge, sensuali.


Lei, la professoressa, indossa il suo pezzo forte, la minigonna di jeans. Mi parla, dolce, sorride mentre guida. Io sono rilassato. Mi sento bene. Ho 17 anni e sono un torello. A metà strada, nella campagna buia profumata, si ferma e mi dice: vuoi provare a guidare tu?

Ho davanti a me un lungo rettilineo ben conosciuto, che si perde nell'immensa, per dirla con Carlotto, oscurità della notte. Che bel gioco guidare la vetturina della professoressa d'italiano, con lei, mezzo brilla, al mio fianco. Ci scambiamo di posto. Mi spiega. Devi mettere la prima. Così. E poggia la mano sulla mia, che stringe il pomello delle marce. Ecco, la frizione, col piede sinistro. Poi, piano piano, falla entrare piano. Bravo, vai adesso con la seconda, allo stesso modo. E ora in terza. Bravissimo.

Un gioco da ragazzi. Tutto andava a meraviglia. Me la cavavo bene. Anche se era un rettilineo solitario, senza fari d'altre vetture, neppure lontani. Il mondo intero attorno a noi dormiva tutto e noi chiacchieravamo come... Amici?

Lei mi accarezza la coscia mentre parliamo e ridiamo. Continuo a guidare imperturbabile, ma sento che là sotto d'improvviso è cambiato tutto. Non scherziamo: a quell'età lì l'erezione è un affare serio. Incontrollabile, gonfia i miei 501 consunti (non me li levavo mai, neppure quando vado a letto). Lei mi accarezza dolce, arriva con la punta delle unghie a saggiare la mia consistenza. Non oltre.

Io mi disoriento un po'. Le cose da fare mi sembrano troppe. C'è una piccola curva, scalo la marcia, ma sono una pippa e ne scalo due. Ritento la seconda, ma la frizione stride.

Lei dice: aspetta, non ti preoccupare, faccio io.

Davanti ora ci sono i tornanti prima del paesello dormiente, lei si impegna alla guida. Arriviamo a casa sua, dov'è parcheggiata la mia vespetta. Vive sola. Mi invita sorridente a salire.

Il finale, perdonerete, non mi fa onore. Declinai con una battuta, e me ne andai tutto beato. Come un coglione.


***



Le cose, con Oniricus, sarebbero andate in maniera diversa. E pure col senno del poi. Quale miglior modo di perdere la verginità e darsi al piacere, e con piacere? Con Oniricus il viaggio deborda nel sogno, in quella fumosa materia si fa carne e attesta. Ciò che doveva essere e non è stato. Come viene di seguito mostrato.

























Colonna sonora:
www.youtube.com/watch?v=XFT29VuKLkw
www.youtube.com/watch?v=H_9aS1hd__g&feature=related

6 commenti:

Mariska ha detto...

Buen fin de semana
Beso

carlos ha detto...

Grazie, Mariska. Spassatela...

fabrax ha detto...

buon fine settimana prima alla tua spada e poi a te... mmh

Anonimo ha detto...

Azz che culo che avevi, io di prof mai una decente

carlos ha detto...

Grazie, Fabrax. Io ti assecondo sempre, eh...
Mmmmmhhhh mmmmhhhhhhhh grrrrrrr frrrrrrr

carlos ha detto...

Inneres, questa non era bella, ma sexy sì. E pure in gamba e simpatica. Le piacevo e mi voleva "svezzare". Io invece sono stato proprio un bel citrullo.