sabato 9 giugno 2012

C'è felicità. O è solo delirio

Zara degli dei
Zara degli eroi
Zara degli dei
Madre degli eroi
Zara degli dei
Madre degli eroi
Zara degli dei
La terra ti bacia
(V. Capossela, Brucia Troia, 2006)



C'è felicità nella scrittura, beato chi ce l'ha.
Felicità in chi ancora si emoziona, entusiasma, appassiona.

E' vero, lo sguardo talvolta mi si offusca,
non discerne che ombre indistinte nella nebbia spessa.
A volte neppure questo, nebbia e solo nebbia.
E io stesso vengo definito ombroso: non me ne adonto,
perlopiù me ne fotto.  E faccio male.

Stacco stanotte lacerti alla luna, me ne nutro.

Terra matriarca, madre, matrigna,
(rossa, grigia, nera, gialla africana, bianca di forre, verde di macchia, e di piombo),
tuo figlio vive immerso in te, non si può staccare dal tuo abbraccio doloroso,
mai ti tradirà.

Altrimenti non so più vivere, se pure non è un inganno di immagini falbe.

Sono un cane folle di nostalgia, nostalgia di me.
Sorella  che mi ami, sorella lontana,
stanotte faccio tana alla luna,
ne divorerò la pelle, a brani.
 
Stirpe maledetta è la mia, se ce n'è una,
non è vezzo, o solo questo:
in me scorre nelle vene scuro e impetuoso sangue di titano.

(Non muta il quadro che là in fondo al gran vascone, in Palestina,
atavici parenti seguitino a cavarsi gli occhi. Shalom e Salam, basta che sia).

Liberi, prosperi e felici quando signore dio era Urano,
quando tutto era un eterno fluire e non ci curavamo dell'avvicendarsi delle stagioni.
Crono ci illuse che quello era il Tempo nostro,
decidemmo di inghiottire il mondo intero,
ma facemmo indigestione e Zeus soppiantò il padre.

Stabilì il suo ordine olimpico, non lo potemmo tollerare,
ma fallì l'assalto al cielo, le saette del dio egeo svettarono le torri orgogliose.
Poseidone completò l'opera, schiaffeggiò chi si trovava per mare,
affondò tra i flutti le temute navi di bronzo. 

Ai miei maggiori non mancava l'animo, seppure temerario,
andarono incontro ridendo all'abbraccio infuocato del dio
(metà uomo, metà toro, orrendo mostro),
tanto che ne restò in ogni lingua della terra d'Occidente verbo,
stigma di ironica protervia.

Io, per schiatta, seguito a non mollare,
piango e rido, se posso chiavo, o semmai mi masturbo,
spero che  questo non vi arrechi eccessivo disturbo: 
entro qua dentro massimamente per svago,
il mestiere mio è altro, è a volte è pure difficile,
vivere.

Per il resto continuo ad andare a cercare nel ventre delle torri abbattute,
bighellone a tempo perso, 
e se mai incontrassi prigioniero il Tempo, lo liberei,
incurante di fulmini e saette, irridente.

4 commenti:

S. ha detto...

Piacevole scritto...originale :)

carlos ha detto...

Grazie, S. Sei polisemica con quell'originale. :)

S. ha detto...

Non mi sembra...scrivendo piacevole e poi originale il significato era inequivocabilmente " non ordinario"
Mi sa che ti piaceva scrivere polisemica :)

carlos ha detto...

S., è che a volte mi scappano certe parolacce, poco fa ho evitato d'un soffio una dicotomia. Non mi veniva niente, sono andato sul vocabolario e poi alla fine ho usato una perifrasi (parolona anche perifrasi, eh), altrimenti se fa la figura del pedante, del saccente. E dio non voglia, mi si avverta prima. Quando ho un po' di culo evito di usarle a ca...saccio certe paroline, altre volte tento volantariamente di distorcerle, attentando alla lingua.
Però, Nella fattispecie mi trovo costretto a confermare la tua involontaria polisemia, riguardante però uno dei due aggettivi da te utilizzati. Vogliamo chiamarlo intuito femminile?

:)