mercoledì 20 ottobre 2010

In viaggio


Viaggiano i viandanti, viaggiano i perdenti

più adatti ai mutamenti...

In viaggio
(Ko de Mondo, Csi, 1994)




13 anni.

Età dell'inconsapevolezza.

Fino allora di innamoramenti
del tutto platonici,
senza sofferenza:
la mamma, la maestra,
la compagna di banco...
la più bellina della classe,
era l'unica bionda.

Ho chiuso con le figurine,
ma non ancora dismesso la fionda.

Leggo di castelli incantati e
di principesse da liberare,
immaginando di essere
un prode cavaliere
dotato di invincibile spada.

Non più bambino,
non del tutto ragazzo,
mi si indurisce
e lo accarezzo,
ma ancora non conosco
l'arte di venire.

Finché arriva un grande evento,
anzi un vero portento,
ché di andare per la prima volta
lontano da casa
senza la sacra tutela dei genitori
ero felice e contento.

Gita di terza media dunque,
sulle sponde del lago tirreno.
Luogo senz'altro ameno,
ma poche lire in tasca.

Però in mezzo al branco brufoloso

anch'io
ho di continuo tra le mani
il cubo di Rubik.

Mi arrabatto a risolverlo,
ma non mi riesce.
Solo una volta e per caso.


Stessi luoghi
mille e mille anni fa.

Li scruta
un condottiero
con l'unico occhio che gli rimane,
forse sorride con un ghigno
ringraziando il suo genio,
al sopraggiungere dell'intuizione.

I suoi mercenari caleranno
come falchi dalle boscose colline
sull'angusta vallata stretta al lago
immobile.

I suoi uomini hanno barbe incolte
e malrasate,
ma le loro armi sono lucide,
crudeli e sempre assetate.

Il condottiero è figlio della folgore,
vengono da un lungo viaggio.


Per lui quello è giorno di vendetta
e di gloria,
per i nemici, i figli della lupa,
di strage immane,
con la scelta di morire di spada
o di annegare.


A tredici anni
mi sono per la prima volta
pazzamente innamorato.

Lei stavolta è bruna,
tante smorfie graziose,
tutta un sorriso.

Una delle poche della scuola
senza zanne.
Per forza, viene dalla città
ed è l'unica che dà un po' di confidenza.

Una volta le avevo persino offerto
una cingomma
all'ora di ginnastica.

Non era della mia classe.

In riva al lago
l'ultima sera della gita si fa festa
e per il branco brufoloso
si aprono le porte d'una discoteca.


Nientepocodimenoché.

Un po' spauriti dalle luci...
come si chiamano?
Stroboscopiche.
Ma i divanetti mettono a proprio agio.
E poi se siamo in discoteca
vuol dire che siamo grandi.

Strizzo un occhio,
scruto la pista
e prendo coraggio.

Sudo come un maialino,
ma fiducioso mi avvicino
alla smorfiosa cittadina
e la invito a ballare un lento.



Come dimenticarsene?

Due lenti,
il suo viso sulla mia spalla,
il mio piccolo, tenero cuore che batte.

Accanto al suo.

Due lenti e sono cotto.

L'epilogo è però amaro,
ché lei balla con un altro
e in quattro e quattr'otto
ci si fidanza.

Ammetto di aver pianto.
E molto.
La disillusione fu cocente.

Preferivo rinchiudermi nei bagni
per disperarmi
e ai miei due compagni di stanza
non lo diedi troppo da vedere,
che dentro qualcosa mi stava sbranando
il cuore.

Per loro mi ero mostrato prode
e un poco invidiavano
i lenti ingannatori
che non avevano ballato.

E forse anche il batticuore.




Ps: E' facile e futile giuoco rivalersi del passato modificandolo a nostro piacimento.
Eppure tutti lo facciamo. Ah, se potessi... quella volta... ma con la testa di adesso.

Così... mentre ballavamo stretti stretti...
avrei dovuto al suo orecchio suadente sussurrare, invitarla a uscire un attimo con me. Portarla fuori, che so, a vedere la luna. Prendendola magari per mano. Fuori forse c'era la luna piena, ora non ricordo.
Mano nella mano, due cuori in riva al lago lucente, ci saremmo baciati.

A quel punto, sempre "con
la testa di adesso", avrei pensato:
e ora prendimelo in bocca smorfiosetta di città, che non ho mai goduto e sarebbe una gran prima volta farlo sul tuo dolce viso.




6 commenti:

Primo Estinto ha detto...

Complimenti amico.Il finale lo condivido al 340%.Non hai giocato le tue carte al meglio.....la smorfiosetta di citta' ti chiedeva di essere romantico,tu lo eri,ma non riuscisti a comunicarglielo.L'errore e' stato il sottovalutarsi,non avendo piena consapevolezza di se.Un tombeur de famme di cui ero amico mi disse che la cosa principale e' il controllo della situazione,il sorriso e la simpatia....sono stato a scuola sul campo con lui,ho imparato molte cose,e ottenuto ottimi risultati.

Anonimo ha detto...

tenero cucciolo

Erotici Eretici ha detto...

Amen, Carlos.
Amen!
Hai fatto la cosa giusta da fare. Perchè quello era quello che ti diceva il tuo animo. E il tuo animo ti sacrificava sull'altare della sconfitta. E va bene così. Ci sono passato e ci passo quotidianamente da quei luoghi. La sconfitta è per me un magnete irresistibile.
La vita è costruita sulle macerie di civiltà sepolte. Ma siamo qui. E siamo vivi. Pronti a sbagliare di nuovo pur di essere noi stessi, e non un altro che arriva e si piglia tutto.
Che gusto c'è se non si sanguina un pò?
;-)

carlos ha detto...

Primo, mi sa che le cose stanno proprio come dici. Il tuo amico tombeur era un buon alchimista, aggiungerei buona presenza e un filo di coraggio.

Ah Seta, sapessi, a volte mi sento ancora così...

YY, già, che gusto c'è... senza dissanguarsi possibilmente...

Sitka ha detto...

... se legge ora, si pente amaramente. :)

D. ha detto...

Dolcissimo...tenerissimo.... a qull'età è così.. ed è giusto che sia così.. step by step...


Salut

Desire