lunedì 4 ottobre 2010

Lei e... le mie clienti - vol. III

L'avevamo già fatto
godendo come animali selvatici,
nudi sulla sabbia ancora calda,
ma lontano dal mare,
oh assai lontano dal mare
e dagli ultimi brandelli
del suo turismo balneare.

Nell'aria immobile dei primordi,
era solo il ronzare di insetti,
lo sfrecciare di qualche uccello in volo,
lo sfavillare di libellule e farfalle,
il dolce mormorio dell'acqua
e qualche sparo, ma lontano.

Poi al ritorno,
ben stanchi, in piena notte,
ma con la voglia di godersi ancora.

I baci sono profondi e prolungati,
così che la spada risponde a dovere.
Lei avverte subito che merita,
implora particolari attenzioni.

Così sente con mano di rabdomante...
e come un rapace si riappropria della preda.

Con una mano stringe l'elsa,
con l'altra, aperta, saggia le palle,
trovandole grosse, dure e unite,
con la pelle crespa e tesa.
Come piacciono a Lei.

Mi stringe il cazzo e lo masturba,
poi si china a succhiarlo.
Quanto è brava a succhiarlo.
Me lo godrei fino in fondo,
sparato sul letto.

Il satrapo e la sua sgualdrina!

Ma so che Lei ben altro pretende
e dà.

Così una mia mano si dirige decisa,
scivola rapida sulle spalle e la schiena
fino al culo perfetto,
lo accarezza, se ne appropria, lo schiude.

Le dite si insinuano nel solco,
fino al più nascosto dei passaggi obbligati,
ma lo superano per raggiungere
la figa ricciuta, misteriosa e tutta da esplorare.

Lei mi lucida la spada
con bocca spietata,
mentre le mie dita, umide di saliva,
si impossessano della figa,
scavano nel piacere
fino a raggiungere l'umido di dentro.

So che presto la infilzerò,
ma prima voglio leccarla e leccarla,
darle un piacere esclusivo.

Per far ciò mi assoggetto al rischio,
ché a vedermi così impegnato a novanta
e con le mani libere
la tentazione è grossa:
una mi stringe il cazzo,
l'altra indugia sulle palle,
poi un dito immediato presidia l'accesso,
minaccia il mio culo.

Però è dentro che mi vuole,
per una volta il pericolo è scampato.

La prendo di fianco e la chiavo,
facendole assaporare a poco a poco
il membro che la sta aprendo
come una mela croccante e sugosa.

Poi sempre sul fianco inizio a sbatterla,
prima piano, poi forte, poi molto forte.

La sua figa è ora un lago
caldo e profondo,
ma lei gode con tutto il corpo.

Le spalanco le cosce e le sono sopra,
l'abbraccio e la scopo fino in fondo,
fino a quando Lei decide
di balzare in sella e darsi all'equitazione,
specialità preferita il galoppo.

Io prediligo la monta,
il suo bel culo alto,
la figa scoscesa e aperta
come quella d'una cagna in calore,
di una vacca da montare.
Così le piace pensarsi
e io volentieri l'assecondo,
continuando a fornirle
cospicue razioni d'uccello.

Ora vuole venire
e raggiunge l'orgasmo
con dita frenetiche,
piegata su un fianco.

Ma non è finita,
perché io continuo indefesso
a ravvivare il fuoco,
la giro e la rigiro
sullo spiedo,
ma la mia pietanza stenta ad arrivare.

Saran tuoni e fulmini?
Mentre seguito ad infilzarla,
Lei mi chiede delle mie clienti,
e per la precisione
di due giovincelle di bavarese nazione.

Dimmi cosa avresti fatto se...

Se fossi stato libero? Be'...

Be' mi dico, non ti ha chiesto cosa avresti fatto fossi stato una pecora.

Be' ripeto.

Sì, con loro due, da soli, al mare.

Ignoro i campanelli d'allarme
e le dico di quando, l'ultimo giorno,
quella più carina, sotto il sole,
si metteva lo smalto
sulle dita dei piedi piccolini.

E che, a un certo punto,
mentre l'altra è andata
a prendere qualcosa dalla macchina,
lei sollevava gli occhi dai vezzosi piedini
e li fissava nei miei torbidi,
sorridendo invitante come una piccola Marylin.

Allora ti dico cosa avrei fatto se...

Mi sarei avvicinato,
l'avrei baciata e accarezzata,
dopo un minuto avrebbe avuto in bocca
il mio uccello.

Quando l'amica,
quella meno carina,
e meno sorridente,
sarebbe tornata,
avremmo invitato anche lei alla festa,
vincendo un'iniziale reticenza.

E...

E Lei che continuava a toccarsi,
furiosamente
a questo punto ancora viene.

E io ancora al palo.

Allora intensifico gli ultimi sforzi
e quando sono sul più bello
Lei mi domanda:
allora dimmi, cosa le stai facendo?

Ma niente, rispondo,
penso a te.

E finalmente vengo.



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