mercoledì 24 novembre 2010

E poi ancora poesia

E così sia.
Voglio stonarmi di poesia.
Strizzando fruste lettere,
minuscoli caratteri seguendo,
morboso di quella vecchia carta,
dei cari testi,
di tutto ciò
che mi porto faticosamente appresso.

Certo qualcosa in me
sanguina,
ma ho sempre, in serbo,
un candido sorriso
e vecchie pagine
dove rifugiarmi.

Perciò non mi dilungo
e leggo,
in un viaggio a ritroso
e in un paese che poco conosco,
se non da loro.

Apro d'Apollinaire,
a caso.


Il gatto

In casa mia mi auguro di avere:
Una donna che sappia ragionare,
Un gatto a passeggio fra i libri,
Amici in tutte le stagioni
Senza i quali non posso vivere.



Ecco di Mursia
il verde e il rosso.
Con Baudelaire
mi verrebbe d'andare, a naso,
sul medesimo titolo,
ma no, stavolta sfoglio,
sarà sempre un caso.

E così...


Duellum

Due guerrieri si sono aggrediti, ai bagliori
Delle spade si mischia già il sangue.
Quella scherma, quei giochi, sono come gli ardori
di giovinezza in preda all'amore nascente.

Le spade sono infrante, sì come l'armi, o cara,

Di nostra giovinezza; ma i denti acuminati,
E l'unghie entrano tosto in furiosa gara
- Furor dei cuor maturi, dall'amore ulcerati!

In un vallone alfine di leopardi e di lonze
Ferocemente stretti i due son ruzzolati:
Fioriran di lor pelle i cespugli spinati.


- Pieno di nostri amici
, quel vallone è l'inferno!
Ruzzoliamovi pure, amazzone inumana,
L'ardor dell'odio nostro, così, faremo eterno!


A ritroso, ora, di secoli,
ho per le mani
un grande classico,
e non è il mio pregiato volatile,
poco compatibile con polletti e pappagallini.

Voglio andare a scomodare
quel
(buon?) diavolo,
quel genio maledetto,
di Francesco (François) Villon.

In quel suo oscuro mondo di mezzo
proprio lui, il rejetto, di Francia,
douce et cruelle,
è il primo stendardo.

I suoi lasciti, i testamenti
sono lunghi assai,
mi accontenterò di mezza ottava,
questa volta scelta.


Il Testamento, LXX

La viola ho messo sotto il banco;
mai più amanti vorrò seguire:
se un tempo fui nelle lor file
di non esserlo più mi vanto.


Merci François,
toujours merci,
mon vieux frère.

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