martedì 2 novembre 2010

Contro natura - vol. III

Il perdono.

Non bastan le parole...

Da parte mia
solo correttezza
e due giorni di laconica chiusura.

Ho sassi nelle scarpe e polvere sul cuore...

Non concedo altro.

Chiede perdono.
Ok, però che cambia?

Mi chiede aiuto.
E già questo un po' mi scioglie.

Siamo seduti sul letto,
l'abbraccio è un po' distante,
la mia bocca reticente.

Con cautela la sua mano
scivola sotto la maglia,
carezza a fior di pelle
fino al mio petto ricciuto.

La stacco da me,
ma decido.

Una corrente tiepida di passione
mi ispira,
ho in mente niente
e tutto.

Il ghiaccio presto si scioglierà.

La statua di bronzo brunita
che sono
si smuove.

Con la mano le prendo la nuca,
le prendo la testa.
L'invito è chiaro,
la direzione decisa.

Verso il mio sesso speziato,
rinchiuso nei 501.

Sono io a farne saltare i bottoni,
e mentre la faccio calare
viene fuori il Presidente,
l'ancor indolente
asso di bastoni.

Per Lei è manna
la via del perdono,
la penitenza subito la fa ingorda.

Rude,
la mia mano si fa pressante
e imprime un ritmo delirante.

La ingozzo
e il suo viso penitente
sfrega sui bordi ruvidi
della tela del jeansss.

Già la sento cagna,
ma non glielo dico,
non deve avere (ancora)
questo onore.

E assai scomodo per Lei
succhiare in siffatta maniera,
chiede un addolcimento della pena.

Severamente concesso.

Così, per mettersi a suo agio,
mi cala
slip e pantaloni,
liberando in un sol gesto
il cazzo e i coglioni.












Ma il ritmo no,
la danza la conduco io.
Con polso fermo
e mano che detta la cadenza.

Deve ingozzarsi,
come un'oca da foie gras.














Nel frattempo le mie mani
aperte
si impossessano della sua schiena
bianca, indifesa e nuda.

Poi impudiche si insinuano
sotto i suoi blue jeansss,
afferrando le natiche
toste, ma cedevoli.

La denudo.
Devo chiavarla.
Divorarla.

Anch'io mi spoglio
e le sono sopra.

Ma deve sospirare.

Così la prendo ancora alla nuca,
stringendola per i capelli.
Perché c'è un modo per non fare
(troppo) male.

Le spingo la faccia sul cuscino
e mi lecco le dita.

La prima cosa
che i miei polpastrelli
bagnano
è il buchino.

Devo avere tutto,
ma Lei quel tutto
deve sospirarselo.

La sua figa accoglie
già schiusa e fradicia
le mie dita.

Due, le più lunghe,
dentro, a scopare
la troia.

Ma non glielo dico.
Già detto,
sarebbe troppo onore.

Con la faccia sul cuscino:
ancora non ho voglia
di sentirla mugolare.

Una sua mano
stringe il mio cazzo.

E' grosso e lucido.

Sa che deve furiosamente
masturbarlo.

Finché arriva il momento di calarlo
l'asso di bastoni.

La sua figa aperta
come quella d'una vacca,
il suo buchino scoperto.














La volto e la divarico.











Standole sopra,
ma in nessun altro punto
in contatto,
entro nella figa,
diretto,
forse un po' aspro.

La tengo per le caviglie,
che sia oscena
la puttana
(e ancora non glielo dico),
mentre la spingardo.

Perché subito la chiavo forte.
Ché questo sarà il ritmo.

Così, quando le mollo le caviglie
è per strizzarle le tette,
sprizzarle i capezzoli turgidi.

Forte, a fondo, la pompo.

Le infilo tre dita in bocca,
ha il volto stravolto.

Gradisce la posizione
che permette potenti affondi.

Solo un dito le lascio in bocca,
ma le ordino di spompinarlo.

Quando un po'
mi sono stancato,
la volto e la sistemo
a novanta.

La voglio quadrupede.

Le allargo le coscie quel tanto,
nessuna sculacciata,
ancora poche confidenze,
nessuna concessione.

Premo con autorità
un dito sul buchetto.
Recepisce la minaccia
e chiede una dilazione.

Per il momento concessa.

E così la monto
aggrappato ai sui fianchi,
ai suoi capelli, alle sue tette,
alternando affondi decisi
a movimenti oscillatori,
per allargarla.

Le schiudo al massimo
le natiche,
deve sentirsi puttana.

So quanto ora vuole il cazzo.














Così lo estraggo
tosto e grondante
per percuterle
i suoi due buchi
belli apparecchiati.

Poi mi sollevo
e tenendomi solo
ai suoi capelli,
glielo rifiondo
sino in fondo.

E ancora così la monto,
come un animale.

Quando si cambia
e mi viene sopra,
l'obiettivo mio
è ormai chiaro.

Mentre la incito a cavalcarmi
selvaggiamente,
le cerco ancora il culo.














Prima con un dito
fino all'estremo lo violo.
Poi nella mia bocca
ne bagno altri due,
che aprendosi dentro,
come una forbice,
l'allarghino bene,
perché sia pronto
quando arriverà l'uragano.

Gode come una porca
con la sua bella figona.

E ora sì che arrivano
frementi
le sculacciate.

Ma gode anche il suo buchino,
ormai ben avviato.

Per far le cose bene
la scopo ancora
vis a vis.

Stavolta ci baciamo.

Lei che mi dice ti amo.

Io che continuo a fotterla
e non le rispondo.
Il mio viso è un lieve,
sì va bene, mi ami,
ma...

Allora la rivolto,
ancora a novanta.

Ora voglio
incularmela.

Due dita ormai affondano
come nel burro.

Lo bagno giusto un po'
con la lingua,
ma niente baci.

Come si addice a una puttana.

Che mi ama.

Però ora glielo dico:
sei una bella puttana,
mi faccio il tuo culo.

Ho piena ragione,
lubrificato con po' di saliva,
il suo buchino cede
alla pressione del mio cazzo.

E Lei se lo gode lasciva.

Ma non bisogna essere
troppo precipitosi,
l'uccello deve farsi spazio
in quel nido angusto,
a poco a poco.

Quando poi si è
bello abituato
è d'uopo tornare alle maniere forti.

Dopo poco
il fottìo di culo
si fa serrato.











Riceve lo stesso trattamento
alla sua figona colante
riservato.

L'afferro per capelli
e tornano anche le dita in bocca.

Le mie parole ora sono sconce.

Il mio membro infervorato
seguita imperterrito
la sua impetuosa monta.

Ma io mi ingentilisco,
ché mentre la inculo
la masturbo,
le allargo le labbra
e la sento allagata.

Un vero cavaliere
sa essere generoso.

Le domando se vuole cambiare
al volo del mio uccello
la destinazione.

Conosco già la risposta.

E allora in bagno, sconci,
a lavarci.

La casa è la sua,
ma ogni diritto deve essere mio:
sul bidet per primo ci vado io!

Mentre mi lavo
Lei si china a baciarmi,
mi accarezza le spalle e la schiena,
scivola indiscreta sul mio culo,
giungendo scherzosa a minacciarlo
con un dito.

Prenditi pure questa soddisfazione
le dico,
e mi sporgo un po' indietro.

Me lo infila un po'
baciandomi sul collo.

Tutto questo
quello che sai fare?
Domando.

Morde il collo
e mi infilza del tutto.

Non del tutto contenta,
visto che ormai ha preso confidenza,
prende a slargarlo,
tendendo in ogni direzione.

Ce l'hai più aperto del mio.
Mi dice.

Ho finito di lavarmi
e penso che non è bastata
la lezione.

Così riservo lo stesso trattamento
quando si china a lavarsi Lei.

Ma le mie dita sono subito due
e le allargano il buchino
ben bene.

Mi scordo della figa
e quando ha finito le abluzioni,
la prendo in piedi contro il muro
e glielo spingo ancora tutto in culo.

E siccome è porca,
perchè è puttana,
mi guida così intimamente
incastrata
davanti al grande specchio.

Vuole godersi il suo viso
trasfigurato dalla libidine,
il mio da bello e porco,
che gode dannato
a schiavizzarle il culo.

J'adore,
quando forte la sodomizzo,
vedere la pelle d'oca
che le fa rizzare i capezzoli
e da lì si diffonde alle mele
e alle braccia,
anche lì rizzandone la peluria.

Ogni tanto fermo i giochi,
e lo tengo puntato dentro,
ché se no potrei esplodere.

Lo caccio fuori dall'anfratto
ormai del tutto violato,
per godere la vista
di simile, ampia,
effrazione.

Si torna a letto
per l'ultima razione.
Gradisco ancora un po' la figa,
poi mi riapproprio ancora del posteriore.














Sulle ginocchia,
le cosce semiaperte,
come una geisha
si cala sulla mia erezione,
sodomizzandosi lentamente,
ma quando riprendo io
le redini,
allora si cambia posizione.

Con lei che si fa ancora quadrupede,
scimma del suo signore inculatore.

La mia scimmia puttana bellissima,
con tutti i buchi aperti,
si gode con una mano la sua figa,
poi raggiunge il cazzo,
che non sta facendo sconti,
lo impugna e stringe,
poi lo molla,
godi troia le dico
mentre la inculo
a colpi di cannone,
e Lei molla l'uccello
e con la mano raggiunge
il mio di culo.

Vorrebbe...
ma non arriva.

Le agevolo,
muovendomi il giusto,
la missione.

Mi infila un dito dentro
e io, fiero, me lo tengo,
ma, se possibile, la inculo
ancor più forte.

Inchiavardandola
alle sue responsabilità.

Fremente la sodomizzo
schiaffeggiandola
(dolcemente ma non troppo),
affondo la presa delle mie dita sul culo,
fino a farle sentire le unghia.














E finalmente,
con con quattro o cinque
colpi feroci,
dilaniato,
come un toro in croce,
le sborro in culo,
e vengo.















Ps: Se 'sto post, al pari del precedente, risulta troppo arcano, è stato bene aggiungere delle foto esplicative, stavolta però tutte rubacchiate sul uebbb, nessuna mia e di Lei.

5 commenti:

Erotici Eretici ha detto...

Glom! fatico a deglutire, devo ancora scoprire se è per la tua bravura nel descrivere questo momento o per la situazione in se ... ho il sospetto che sia il connubio perfetto.
Yin

D. ha detto...

Appoggio Yin... wonderful... !!!
Baci

Desire

carlos ha detto...

La bellezza sta negli occhi di chi guarda.
I vostri.

Grazie Yin! Grazie Desire!
Un bacio a voi!!

Anonimo ha detto...

mi hai fatto bagnare tutta.

carlos ha detto...

Oh Seta... sincerità per sincerità, a leggere il tuo commento a me è venuto subito bello duro.