giovedì 12 agosto 2010

Lei è venuta...





Lei è venuta.
Nel primo pomeriggio.
Il mio umore era tenebroso.
L'ho fatta mangiare. Bene.
Melanzane alla parmigiana. Speciali.

Poi l'ho presa per mano
e l'ho portata in camera.

Avevo una gran voglia di farmela.
E di farmela bene.

Nella nostra nuova camera, tutta specchi.

Le ho messo il mio cazzo già duro in bocca.
E sono stato troppo precipitoso.

Voglio baci mi dice.

Beccato in castagna,
me ne esco con una nuova oscenità.
E io che pensavo di mettertelo in culo,
subito.

Però la bacio. Con passione.

Le mie mani iniziano a esplorarla.
Il suo corpo è liscio e tosto,
accarezzo la pelle serica
e lo modello.

Gliela lecco. Lei mi risucchia
nella sua bocca golosa.

Da diverse angolazioni
gli specchi moltiplicano
il nostro intreccio.

Mentre la mia lingua s'infervora
sul suo centro di gravità sessuale,
le mie dita, i due pollici appaiati
penetrano in quel miele,
allargandola, ma non riempendola.
In più difettano in profondità.

E lei ormai vuole sentirlo dentro il mio cazzo.
Lo pretende la sua figa.
Per me è un ordine,
oltre che mio primario bisogno.

Ma niente ordini,
sale su di me,
si arrampica sulla punta del mio cazzo
(
bel pisello, bel bastone apprezza)
e si cala riempendosi lentamente,
fino al colmo.

Mi cavalca e da sotto sbatto
il batacchio della campana.
Suona a festa.

Il primo ballo non dura a lungo.
Tocca a me condurre,
si passa al secondo.
La monta.

Col mio cazzo imbestialito
ora posso e voglio fare
ciò che più gradisco.

Per soddisfare l'animale
che dentro rugge,
le schiaffeggio con l'uccello
il suo divino posteriore,
laddove meno batte il sole.

Alterno con la lingua gli assalti
al medesimo,
e alla medesima.

Lingua che cala come falco in rapina.
Bagna, schiude, penetra entrambi.

Poi l'affondo con l'asso di bastoni
che mette tutti d'accordo.

Figa e cazzo di nuovo assieme,
ma ben'altra danza.

Energia ci vuole,
ora si lavora duro.

Le mani si aggrappano ai seni,
impugnano il culo.

Attaccàti come la vacca
e il suo toro, la sbatto forte,
per il suo delirio puro.

E più violenti e squassanti li vuole
i colpi, come l'asina col mulo.

Le infilo un dito in bocca
e prendendola per i capelli,
dolcemente, fermamente,
le rialzo la testa.
A vedersi quant'è porca,
e vacca da monta.

Si guarda e si vede presa,
riflessa in tre visioni
che ne moltiplicano il godimento.

Il suo godimento profondo e selvaggio...
La sbatto come un'animale.

Sei un toro.
Sono la tua vacca.


E così si passa al terzo e ultimo ballo.
La rigiro e la spalanco,
tenendola per le caviglie.

E me la godo ancora con potenza.

Fino all'esplosione finale,
che imbianca di seme
il suo fremente addome.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

l'asso di bastoni è phantastico!

carlos ha detto...

Forte eh?